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Papa Francesco scudiscia le strutture della Chiesa

Fino a oggi, nonostante siano passati quasi quattro mesi dall’elezione, Papa Francesco non ha messo mano alla governance curiale. Solo qualche nomina necessaria per posti da tempo vacanti e la scelta del fidato Battista Ricca per il posto di prelato dello Ior (ma anche questa carica era libera da un paio d’anni, da quando monsignor Piero Pioppo era stato trasferito come nunzio in Camerun). Questa mattina, però, nella consueta omelia a santa Marta – l’ultima pubblica prima della pausa estiva – è intervenuto in modo esplicito sul tema, per la prima volta: “Anche nella vita della chiesa ci sono strutture antiche, strutture caduche. E’ necessario rinnovarle”. E per chiarire ancora meglio il concetto, Francesco ha usato la massima “vino nuovo in otri nuovi”.

“Si rinnovino le strutture senza paura”
L’accento, ha aggiunto ancora Bergoglio, va posto sul Vangelo, la cui novità “va oltre noi, ci rinnova e rinnova le strutture”. La chiesa, ha detto il Papa, “si è sempre lasciata rinnovare secondo i luoghi, i tempi e le persone. Lo ha sempre fatto, fin dal primo momento. Così la chiesa è sempre andata avanti, lasciando allo Spirito Santo il compito di rinnovare queste strutture, strutture di chiesa”. Un processo di cui “non si deve avere paura”.
Parole che, seppur pronunciate a braccio, lasciano presagire che il processo di riforma messo in campo dal Pontefice argentino sia ben avviato e irreversibile. Prima di spostare prelati e monsignori, Francesco ha preferito studiare le carte e i dossier, anche quello enorme che gli ha lasciato in eredità il predecessore Benedetto XVI.

E’ la famosa inchiesta portata avanti dai tre cardinali ultraottantenni, Herranz, Tomko e De Giorgi, sul trafugamento di documenti riservati dall’appartamento papale. Bergoglio sa già molto delle trame oscure che hanno destabilizzato gli ultimi tempi del Pontificato ratzingeriano, e lui stesso lo ha detto in un’udienza riservata ai membri della Conferenza latinoamericana dei religiosi il 6 giugno scorso: “Oltre a gente davvero santa c’è anche una corrente di curruzione. Si parla di una lobby gay, e in effetti c’è. Bisogna vedere cosa possiamo fare“. Parole mai smentite, con la direzione della Sala stampa che si trincerava dietro un “No comment” che sapeva tanto di conferma implicita.

Gli occhi di Bergoglio puntati su Curia e Ior
Più che alle nomine personali e agli inevitabili amoveatur, il Papa ha scelto di affrontare il problema della curia nel suo complesso: troppo burocratica – “tutto è necessario, ma fino a un certo punto”, disse in un’omelia sempre a Santa Marta lo scorso aprile – e troppo romanocentrica. Ecco perché uno dei primi atti del suo Pontificato è stato quello di scegliere personalmente e senza farsi consigliare troppo otto porporati provenienti dai vari continenti incaricati di aiutarlo a governare la chiesa e di studiare come sistemare la governance vaticana. Spetterà a loro ridisegnare l’assetto istituzionale della Santa Sede e il loro unico referente sarà il Papa. Stesso copione perseguito poi per l’altro grande cruccio di Bergoglio: lo Ior. Infastidito dalla campagna mediatica dei vertici dell’Istituto (interviste su tutti i giornali del presidente von Frayberg e dichiarazioni dell’ex dg Cipriani che hanno imbarazzato più d’uno Oltretevere), ha deciso di fare piena luce su ciò che avviene all’ombra del torrione di Niccolò V. Subito operativa una commissione pontificia formata da cinque persone (tra prelati e persone fidate) che dovrà raccogliere dati e informazioni sulle attività della banca al centro di scandali, inchieste e polemiche. Anche qui, Francesco ha preferito fare da solo: lo dimostra il fatto che l’organismo sia stato creato con un chirografo personale, vale a dire un documento scritto di proprio pugno.


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