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Le primarie del Pd? Speriamo non le vinca Tafazzi. Parla il renziano Scalfarotto

Il post direzione del Nazareno, l’eterno scontro tra il correntismo e l’idea ariosa e innovativa di un partito aperto. Il momento del Pd letto dal vicepresidente del partito, Ivan Scalfarotto, che in una conversazione con Formiche.net ragiona su chi, come anche riconosciuto da Massimo D’Alema, oggi può raggiungere l’obiettivo di vincere le elezioni: Matteo Renzi.

Il caos della direzione democratica può essere un vantaggio per un Pdl che recupera consensi (mentre M5S e Pd ne perdono)?

Non credo vi sia alcuna connessione, i militanti del Pd non penso si sposteranno certamente da quella parte, né penso che la direzione di due giorni fa sia una vicenda che ci faccia perdere voti: non è per questo che i nostri smetteranno di votarci. Le fluttuazioni elettorali che ci consegnano i sondaggi direi che sono collegate ad altre questioni. Ciò non toglie che l’esito della direzione sia stato comunque importante per la vita del partito.

Come bypassare lo scoglio delle regole per giungere ad un congresso il più possibile trasparente?

Applicando le regole che ci sono già nello Statuto e che abbiamo felicemente applicato in altre occasioni. Non riesco proprio a capire quale sia l’esigenza di modificarle, né il fondamento di questa urgenza, posto che con regole simili abbiamo già eletto due segretari come Veltroni e Bersani.

Forse la presenza di Renzi?

Io non l’ho detto. Ma penso che le primarie aperte siano un elemento essenziale della natura stessa del Pd, che nasce attorno a queste scelta. Nel momento in cui dovessimo modificarla, ai miei occhi sarebbe un cambiamento talmente radicale da costituire il passaggio dal Pd a qualcos’altro.

C’è il rischio il prossimo 24 novembre che si ripeta lo scenario delle primarie democratiche  andate in scena lo scorso anno, con la polemica sulle regole, e il tentativo di burocratizzare una scelta?

La soluzione per impedirlo è semplicissima. Nel momento in cui si apre il parterre, utilizzando un corpo elettorale ampio, più alta diventa la possibilità di ottenere un risultato rappresentativo, scongiurando il pericolo di ogni tipo di inquinamento. Si tratta di due fattori concorrenti, che non dovrebbero darci alcuna esitazione nel confermare quell’impianto utilizzato sino ad oggi.

Se Berlusconi rifà Fi, se la destra rifà An, se al centro si pensa alla nuova Udc e se a sinistra Vendola immagina una cosa rossa, cosa impedisce a Renzi di creare ex novo un contenitore non afflitto dal frazionismo democratico?

Il fatto che una democrazia matura sia tendenzialmente bipolare, e tale proliferazione di tali “partiti proprietari” non faccia bene all’Italia. Matteo Renzi lo sa e bene fa a sottrarsi a questa situazione, che sarebbe al limite un investimento personale ma certamente non si tradurrebbe nel contributo a fare del Paese una democrazia moderna.

Alla fine della fiera, sarà più forte il correntismo esasperato di Popolari, ex diesse, giovani turchi e progressisti, o l’idea ariosa di un partito moderno e all’americana?

Mi auguro non vinca ancora una volta Tafazzi, nel senso che dovremmo attrezzarci per vincere le elezioni. E sappiamo bene che oggi, come tutti osservano, perfino Massimo D’Alema, la persona che può raggiungere quell’obiettivo in maniera convincente è Renzi. Allora invito a smettere di discutere sulle regole e si prenda atto di questo punto. Dirò di più: qualora ci fosse, e lo credo fermamente, si lasci eventualmente legittimare Renzi da un ampio consenso popolare. E poi si faccia una proposta politica all’Italia sui contenuti.

twitter@FDepalo

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