La guerra di carta tra Repubblica e Corriere della Sera continua. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro non manca di picconare giornalmente l’esecutivo di larghe intese (in chiave renziana?), battendo là dove il dente duole: il ruolo del vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano nel pasticcio kazako.
Così, mentre il giornale di via Solferino tende a difendere il governo di Enrico Letta da scossoni che potrebbero accelerarne l’implosione (ieri un commento dell’ambasciatore Sergio Romano parlava del caso Shalabayeva come di una questione che è “interamente sulle spalle del ministro degli Esteri“), Repubblica adotta una linea esattamente contraria: giustifica l’operato di Emma Bonino e chiede ad Alfano di chiarire “i buchi” nella sua versione “che hanno trascinato il governo nel caos”.
IL COMPORTAMENTO DI ALFANO
Il ministro dell’Interno, commenta il giornale fondato da Eugenio Scalfari in un pezzo a firma di Carlo Bonini, “trascina nel suo abisso di omissioni, contraddizioni, opacità chi con lui ha politicamente condiviso il caso Ablyazov nei cinquanta giorni di silenzio (31 maggio-12 luglio) successivi all’espulsione di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua. Il ministro degli esteri Emma Bonino, quello della Giustizia Annamaria Cancellieri, lo stesso Presidente del Consiglio, Enrico Letta. E polverizza ogni traccia di residua collegialità del Governo, costringendo ora ciascuno dei protagonisti dell’affaire, a muoversi in ordine sparso per dar conto, in solitudine, delle proprie mosse”.
LA BONINO CONTRO IL “MURO” DEL VIMINALE
Per Repubblica, l’operato del titolare della Farnesina è stato quasi ineccepibile. In diversi momenti, secondo il quotidiano, emerge come la Bonino cerchi “risposte sullo status di rifugiati politici di Ablyazov e della Shalabayeva nel Regno Unito e chieda informazioni sulle procedure seguite nell’espulsione“.
Interno ed Esteri non comunicano però in quei primi giorni di giugno. La situazione precipita a inizio luglio, scrive Repubblica, quando “Palazzo Chigi ha la percezione della totale inerzia del ministro Angelino Alfano nel voler andare fino in fondo alla vicenda Ablyazov e, contemporaneamente, del nervosismo della Bonino che, per altro, continua a ricevere la pressione delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, delle Ong”. Di qui, “la decisione di drammatizzare politicamente la vicenda” tentando di “affidare al capo della Polizia un’indagine interna che assolva il ministro dell’Interno Alfano ma trovi comunque un responsabile nelle burocrazie (i prefetti Giuseppe Procaccini e Alessandro Valeri, ndr), scommettendo che quella resa dei conti pilotata contribuisca a spegnere l’incendio. L’esito – come ormai evidente – sarà esattamente l’opposto”. Come la “peste”, conclude il giornale diretto da Ezio Mauro, “la menzogna politica che segna dall’inizio questa vicenda ha avvelenato tutto ciò che poteva avvelenare”.
La famiglia del dissidente Ablyazov
L’IPOTESI DIMISSIONI
Davanti alla gestione non facile del caso kazako, Emma Bonino avrebbe anche pensato di dimettersi. In un articolo di Francesco Bei, Repubblica descrive anche il disagio emotivo del ministro degli Esteri. Che non si è dimessa perché non voleva “fare la fine di Terzi”, avrebbe confidato a un amico.
La fine cioè del ministro degli Esteri di Mario Monti, messo nell’angolo e sconfessato dal suo stesso governo sulla scelta di rimandare i marò in India.
La Bonino – spiega il giornale fondato da Eugenio Scalfari – è consapevole della difficoltà della sua posizione, specie alla vigilia dell’audizione in Senato. Così ieri, in un momento di sincerità davanti alle telecamere a Bruxelles, il ministro degli Esteri si è lasciata andare a una frase sibillina: “Mi sono occupata del caso Shalabayeva in solitario, di fronte a istituzioni del paese che continuavano a ripetere che tutto era regolare”. Un’accusa ai colleghi Alfano e Cancellieri, alle loro burocrazie ministeriali.
Italia: Alfano nell’occhio del ciclone per il caso Ablyazov (fonte video: Euronews)