Quella delle commissioni è un’abitudine che non è mai passata di moda. Tutto sommato, è un sistema efficace. Metti insieme un manipolo di addetti ai lavori (che puoi divertirti a nominare in tanti modi: esperti e saggi vanno per la maggiore), gli dai una missione, un periodo di tempo più o meno lungo per completarla, e aspetti il risultato.
Molte commissioni (termine che qui è usato nella sua accezione più ampia: comprende i gruppi di lavoro, di studio, le cabine di regia, i comitati e sotto-comitati, ecc.) sono state di grande utilità e hanno prodotto lavori eccellenti. E questo vale per tutti i campi: istituzionale, accademico, professionale. In tempi di vacche grasse erano utili anche per spartire poltrone. Oggi, nell’epoca della spending review, hanno assunto altri ruoli. Per esempio quello di procastinare le decisioni. In questo senso la commissione dei saggi nominata da Napolitano prima di affidare l’incarico di formare il governo a Enrico Letta è un esempio eccellente.
Pregi e difetti quindi. E, a proposito di difetti, uno dei peggiori è la sovrabbondanza di commissioni. Che poi è il filone più battuto negli ultimi tempi. Fare una commissione, in questo caso, significa quasi sempre prendere tempo. Soprattutto se, come nel caso delle lobby, si sa non dico tutto ma molto, anzi moltissimo, e in modo piuttosto approfondito.
Per questo la proposta di Gennaro Migliore di SEL lascia un po’ perplessi (nel migliore dei casi) o fa sorridere (nel peggiore). L’ha già commentata in modo eccellente Franco Spicciariello su LobbyingItalia, dove vi rimando per un approfondimento (Qui).
Qui mi limito a poche e sintetiche osservazioni. Per iniziare, la proposta di SEL: istituire una commissione di studio che approfondisca la materia del finanziamento della politica, del funzionamento e del finanziamento delle fondazioni legate alla politica, nonché dell’attività dei gruppi di pressione, con particolare riguardo a quanto previsto dalla legislazione degli altri Paesi europei, e che presenti una relazione finale al Parlamento entro tre mesi dalla sua istituzione. Quanto invece alle ragioni per cui è una proposta che non convince ne cito quattro:
Primo – perchè (e lo ricorda Spicciariello) di Commissioni che si sono occupate di lobby ne abbiamo avute due in pochi mesi. La prima, quella dei saggi, lo ha fatto en passant. Ma ha comunque lanciato il sasso. La seconda è stata una Commissione informale, senza squilli di fanfare, e ha lavorato al testo poi caduto sotto il fuoco amico del Consiglio dei Ministri.
Secondo – perchè Migliore dimentica che il famoso CdM ha comunque affidato a Moavero un incarico esplorativo. Il quale Moavero, saggiamente, non ha messo su nessuna commissione ma sta comunque lavorando al tema.
Terzo – perchè la proposta di SEL lega lo studio sulle lobby quello sul finanziamento ai partiti. Sul quale, per inciso, esiste già un disegno di legge in Parlamento (chissà che fine farà) e che comunque non può esaurire l’impatto del tema lobby, che per molti aspetti è ben più ampio e articolato.
Quarto – perchè, sempre nell’ultimo mese, sono uscite 3 ricerche approfondite e almeno 4 libri, due dei quali a contenuto accademico. Basterebbe leggere un po’ per trarre tutte le informazioni necessarie.
Si potrebbe continuare, meglio fermarsi qui. Proposta respinta al mittente.