Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Wi-fi libero, che cosa sta succedendo

Tutto come prima, peggio di prima? Il collegamento senza fili a Internet, che in molti Paesi permette ai cittadini di essere costantemente collegati alla Rete grazie al Wi-fi offerto dai locali pubblici, in Italia sembra un miraggio. Avevamo iniziato ad assaporarlo qualche tempo fa in tema di liberalizzazioni, se non fosse sopraggiunto sabato a sparigliare le carte un emendamento al Decreto del Fare presentato in Commissione trasporti e telecomunicazioni. Nessun intento diabolico spiega il giornalista del Corriere della Sera Edoardo Segantini. Solo “incompetenza, disinteresse all’innovazione e basso grado di umiltà”, si legge nel suo corsivo odierno.

Cosa prevede

L’emendamento introduce degli obblighi che rendono quasi impossibile per un esercente garantire l’accesso ad Internet: “Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento attraverso l’assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell’associazione temporanea di tale indirizzo IP al MAC address del terminale utilizzato  per l’accesso alla rete internet”.

I rischi per la privacy

La norma obbligherebbe il gestore di bar, ristoranti e altri luoghi pubblici a tracciare il collegamento dell’utente con misure non solo tecnicamente complesse e onerose, ma che sollevano un serio problema di privacy in quanto, come sottolinea il Garante per la Privacy, Antonello Soru, si andrebbero a toccare i dati personali, “che spesso sono riconducibili all’utente collegato a Internet”. Soru sottolinea inoltre che il decreto così modificato “reintroduce quegli obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati” stabiliti dal precedente decreto Pisanu, che all’epoca hanno rappresentato un grave danno alla diffusione del Wi-Fi pubblico in Italia.

Un sistema complicato per gli esercenti

Il sistema si rivelerebbe molto complicato: “Ma ve lo vedete il bar che per mettere il wifi deve mettere un syslog server e si fa routare un pool di indirizzi?”, scrive l’esperto Internet  Stefano Quintarelli (Scelta Civica) sul suo blog. Quintarelli spiega il procedimento che ogni esercente dovrebbe attuare in un’intervista a Repubblica:  “Bisognerebbe installare e gestire un server apposito (“syslog”), messo in sicurezza, per associare l’indirizzo al MAC Address che identifica il dispositivo”.

Il decreto del “fare finta”

Fin da subito il testo del Decreto Fare che, nelle intenzioni del Governo, doveva liberalizzare il Wi-Fi offerto dagli esercenti, ha suscitato numerose proteste e richieste di rettifica. Un emendamento al decreto era stato presentato dallo stesso Quintarelli, così come dal responsabile Internet del Pdl Antonio Palmieri. E se ogni liberalizzazione che si rispetti crea semplicità, in Italia “sembra si voglia creare un castello kafkiano di complessità”, commenta Segantini augurandosi che resti abbastanza “tempo per le modifiche e che il buonsenso, alla fine, prevalga. Sennò il «decreto del fare» diventerà noto come il «decreto del fare finta». O del fare peggio”, conclude il giornalista sul Corriere.

Con la speranza che l’emendamento venga modificato prima dell’approvazione alla Camera, continuano a fioccare le critiche di esperti e addetti ai lavori.

×

Iscriviti alla newsletter