Dopo il mio post sull’assessore fascio-comunista Simone Ariola (oggi in appoggio esterno alla giunta di centro-sinistra di Daniele Torquati in XV) si è scatenata una discussione politica interna su quelle che potevano essere le alternative, se avesse vinto, su questo importante municipio, per esempio, il centro-destra, e tra le ipotesi c’era anche quella di un assessorato al commercio nella persona di Giovanna Marchese Bellaroto, rappresentante della società civile e neo presidente (post comunali) di CNA Commercio Roma. Ho raccolto un suo accorato grido di dolore e di riflessione, sia come cittadina impegnata quotidianamente nel commercio e nel sociale, ma anche come donna che ama fare politica e che proprio in quest’ultima tornata elettorale ha visto su di lei tante diffidenze primo perchè persona “libera” e fuori dagli schemi partitici e poi perchè (è brutto dirlo) “donna”, quindi considerata “inferiore” da alcuni politici “maschietti” del XV. Questa la sua lettera, che è uno spaccato triste di come ci sia voglia di fare politica, ma sia altrettanto difficile emergere, in un territorio dove vige spesso la “legge della giungla” e non le regole della democrazia.
Lettera aperta di Giovanna Marchese Bellaroto
“Intervengo perché ricordata nelle polemiche risposte (su alcuni social), che hanno amplificato la notizia di una campagna di affissioni che imbarazza il novello assessore alle attività’ produttive in XV municipio Simone Ariola, che oltre ad essere sterili ed inutili, rendendomi mira dei suoi malumori nascosti senza alcuna mia sollecitazione, mi sembra sintomo della pochezza della politica di cui tanto si parla, se pur come esempio di uno dei quadranti romani più importanti (Roma Nord, ovvero il XV municipio, per appena 6 km ha la stessa dimensione geografica del comune di Milano).
Degrado, anche dello stile, che finora ha frenato le riforme strutturali di cui il paese intero ha bisogno per uscire dall’attuale crisi economica bloccando il rinnovamento vero della classe politica e del suo capitale umano (fatta salva la selezione usata dal M5S) dentro tutti i sistemi elettivi, dai territori municipali, attraversando le amministrazioni comunali e regionali, fino a giungere di default, ad esprimere i nostri rappresentanti al Parlamento eletti da una disaffezione percentuale non più rappresentativa della volontà dei cittadini.
Appartengo alla società civile; sono una commerciante che ama definirsi bottegaia. La mia è una delle tante classi gravemente penalizzate da una contrazione dei consumi che è vera stagnazione globale, complice la mancanza di vocazione all’ascolto dei bisogni della collettività, ha a sua volta alimentato il clima di sfiducia sul futuro economico e politico del paese che da una parte, non lascia alcuno spazio alla rinascita morale delle coscienze e dall’altra, alla speranza di prospettive migliori.
Mi illudo che la gente come me, non legata agli intrallazzi della politica, disinteressata alle liti da cortile dei politicanti, possa con pari dignità’ di qualsiasi politico di mestiere dare il suo contributo onesto, non tanto alle macro logiche nazionale, ma almeno, nella gestione delle realtà locali sull’esperienza delle tante criticità’ rilevate e studiate negli anni dell’impegno civico dentro la palestra dell’associazionismo, della solidarietà e del sindacato. La politica – quella buona e brava – quella che prima di pensare alla gratificazione personale si inebria di altruismo e vuole bene alle persone, deve sicuramente recuperare un ruolo ed uno spazio per riprendersi la guida del nostro paese; non abbiamo noi civici l’ardire o la presunzione di legiferare ma ci poniamo a disposizione di una classe politica “intelligente” per traghettare le nostre esperienze nei vari settori, come linfa vitale nuova, per una politica del fare che parta dai bisogni della collettività prima che dei singoli. Potrebbe essere un sistema di comunicazione per supplire alla presenza ancora di membri del nostro Parlamento eletti non per meriti riconosciuti dal radicamento nei territori elettivi, ma imposti dai partiti grazie al “porcellum”.
Diverso è invece il discorso nelle amministrazioni locali.
Ricordo al neo assessore Ariola, che l’art. 107 del TUEL (D.Lgs. 267/2000) prevede che la gestione degli enti locali è affidata ai dirigenti e che agli organismi politici spetta l’attività di indirizzo e controllo. In particolare, per quanto ci interessa, lo statuto di Roma Capitale prevede che ai municipi siano delegate alcune competenze, tra cui “le iniziative per lo sviluppo economico nei settori dell’artigianato e del commercio, con esclusione della grande distribuzione commerciale”.
Ebbene non ho difficoltà a dichiarare che avrei accettato la carica di assessore al commercio sia del Municipio XV o di altro, da chiunque me l’avesse offerta per le mie competenze specifiche, se tale incarico non fosse stato incompatibile con la mia presidenza di Cna commercio (impegno di volontariato al quale tengo più di ogni altro eventuale titolo), perché convinta che lì avrei potuto dare il contributo della mia esperienza maturata sul campo. Probabilmente nessuno me la avrebbe offerta, perché sono una persona libera, non facilmente gestibile; perché avrei esercitato i poteri di indirizzo e controllo nell’esclusivo interesse del commercio di vicinato, per la salvaguardia degli artigiani, la tutela dei mercati, il recupero dei mestieri e dei servizi essenziali passando per l’affezione ed il sentimento di appartenenza e per il recupero dei territori degradati, senza piegarmi a logiche di potere o di chi volesse gestire l’amministrazione locale con altre finalità, che non siano quelle dettate dalla propria coscienza e dal proprio buon senso.
Avrei cercato di fare solo il mio dovere, ma questo ovviamente ai politici di “mestiere” quelli abituati a prolificare sulle logiche di spartizione dentro alle stanze chiuse di partiti senza più’ ideali, crea disorientamento e produce effetti devastanti di competizione anche nei confronti di chi come me, con l’aggravante di essere donna, si è permessa tale ardire, quello di esistere!
E’ questa esistenza in vita oggi rivendico, non certo a nome mio personale, ma a nome di tutti coloro che la buona politica la portano sulle spalle di un impegno civico dentro le professioni, dentro le imprese, dentro le associazioni, dentro le fabbriche, negli ospedali ovunque si svolga un ruolo attivo per la società, ogni giorno dal lunedì al sabato senza clamore e status, semplicemente facendo in più, anche il proprio dovere. Se i partiti politici, o peggio le cosiddette liste civiche, avessero avuto il coraggio di rinnovarsi veramente attraverso una rigenerazione umana, non per usarla numericamente per concorrere alla riconferma della classe già esistente, ma realmente a supporto di una innovazione progettuale, oggi lo scempio dell’arroganza di chi dal vecchio sistema politico si sente saldamente protetto, indipendentemente dalla tessera di provenienza ed in qualsiasi approdo partitico per sopravvivenza si vada a collocare, non si sarebbe consumato, né nel limitato angolo a nord di Roma, nè su blog infestati dai fake (profili falsi) e tantomeno, per le strade offese da una affissione senza fine per un tradimento marchiato dal “rosso” di una mutazione genetica indifendibile.
Il sistema desueto che ancora si muove secondo le logiche di chi, dentro i partiti ha trovato la sua unica fonte di sopravvivenza e tende a schiacciare, possiamo pur dire denigrare gratuitamente, chi come me, sempre con l’aggravante di essere donna in un campo minato gestito da uomini, si illude di avere il diritto di rioccupare uno spazio troppo sacrificato da un bipolarismo autoreferenziale che si è dimenticato dell’anima di un 50% dei cittadini elettori del nostro paese e che tutti insieme, quel bacino di valori moderati e armoniosamente progressisti nell’ecosistema di vita che occupiamo, può’ e deve rappresentare la scommessa per un nuovo sistema di “polis” improntato esclusivamente sul mettersi al servizio degli altri.
Forte di nessuna appartenenza, libera di muovermi e dialogare con chiunque si dimostri sensibile alle nostre battaglie di sopravvivenza per il riconoscimento della dignità’ del nostro ruolo portante, come piccola e media impresa, nel sistema produttivo della nostra città’, raccomandata da nessun politico, ma esclusivamente dalla forza delle ragioni della nostra rappresentanza, resto a disposizione di quegli interlocutori istituzionali che con coraggio vorranno affrontare il cuore dei problemi. Intendo continuare a battermi – lo farò da cittadina, come ho fatto finora – convinta che i progetti che vedranno un futuro più’ luminoso saranno quelli che partiranno da singole criticità’ condivise, in armonia di interessi, con la vocazione dei territori. Convinta che la politica che fa bene alle persone e’ una passione che nessuno ha il diritto di affossare con l’arroganza delle parole per escludere, invece che includere.
Cari amici Politici datevi da fare, fate proposte e impegnatevi nella soluzione dei problemi quotidiani della gente e del vostro quartiere; le battaglie per i territorio si vincono con il contributo di tutti e senza etichette…….perché il rinnovamento ormai è’ nelle coscienze di molti. E soprattutto vi chiedo: A quando il Rinascimento di una nuova classe politica tricolore?”