“Berlusconi è morto”.
Con l’eleganza e la misura che sempre lo contraddistinguono, Beppe Grillo mostra di aver preso bene la condanna di Berlusconi, valutata come un avvenimento di portata storica, “come la caduta del Muro di Berlino nel 1989”.
È per evitare che qualcuno pensasse a un’esagerazione, ha spiegato che “L’evasore conclamato, l’amico dei mafiosi, il piduista tessera 1816 ha inquinato, corrotto, paralizzato la politica italiana per 21 anni, dalla sua discesa in campo nel 1993 per evitare il fallimento e il carcere. Un muro d’Italia che ci ha separato dalla democrazia. Oggi questo muro, da tempo un simulacro, un’illusione ottica, tenuto in vita dagli effetti speciali dei giornali e della televisione, è caduto”.
Sembrerà strano, ma il Grillo che addita Berlusconi causa di tutti i mali è proprio lo stesso Grillo che fino a qualche settimana fa tuonava che destra e sinistra pari sono, che ha rifiutato ogni ipotesi di accordo con il Pd e che, di fatto, ha tenuto Berlusconi politicamente in vita dopo le elezioni di febbraio.
Chissà, magari la prossima volta invece di frignare che Bersani voleva solo i suoi voti e ma dargli due nullità in streaming a dire che sembra di essere a Ballarò, si siede a un tavolo e prova a discutere. Se ci riesce.