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Cassazione, tre scenari su Berlusconi e una certezza: la sinistra è su un binario morto

Mentre le ore passano e si avvicina il giudizio attesissimo della Cassazione su Berlusconi, la politica resta sospesa in quello che Luigi Nono avrebbe chiamato un Canto sospeso.

Sospeso perché nulla sembra potersi seriamente muovere prima del pronunciamento.

Che considerazioni si possono fare?

Ebbene, la prima è la valutazione dell’importanza storica di questo provvedimento, il quale chiude un capitolo iniziato non dieci anni fa, quando il processo per frode ha avuto inizio, ma venti anni fa, quando Mani Pulite aprì il contenzioso tra la Magistratura di sinistra e la politica.

Il fatto che sia la Cassazione ad avere l’ultima parola, come prevede la legge, significa che avallare o annullare il processo è un giudizio non solo sul Cav. ma anche sugli stessi giudici di primo e secondo grado.

Qui si apre una seconda considerazione. Comunque andrà, malgrado il sottotono di Palazzo Grazioli, sarà comunque un crocevia che cambierà tutto.

Così veniamo alla terza considerazione, quella più importante, che riguarda la politica.

Se vi sarà l’assoluzione, l’ipotesi centrista retta dal compromesso Letta avrà un futuro: barcollante e fragile, ma possibile.

In caso contrario, se vi sarà la condanna, i falchi entreranno in fibrillazione in una situazione peraltro difficilmente gestibile sul piano oggettivo.

Che farà il Pd? Governerà insieme a un condannato dopo venti anni forcaioli di appiattimento sulla Magistratura?

Il vero spariglio sarebbe aprire una crisi da parte del Pdl in caso di assoluzione, perché il Pd l’aprirà da sé in caso di condanna, uno scontro frontale di sistema per il leader assolto e contro i nemici di sempre della democrazia popolare. Nemici moralisti dell’etica liberale. Perché continuare, d’altronde, a stare a tavola con un commensale che avvelena sempre i cibi?

Si sa che questo non è l’intendimento di Berlusconi. Ma il futuro del centrodestra, parlo di futuro elettorale, non sta nel flirtare con il Pd, ma nel coagulare un centrodestra integrato e allargato come fronte anti-sinistra, anti-Letta, anti-tasse.

Contrapposizione frontale e conta finale dunque del consenso. In ogni caso, la rottura politica la impone la stessa sinistra: una compagine massimalista e distante dagli standard europei, giunta divisa ormai in un binario morto, sballottata tra un relativismo di maniera e un moralismo radicalmente giustizialista.

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