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Come cambierà il sistema energetico tedesco dopo le elezioni in Germania

La Germania è pronta a un radicale cambiamento nel settore dell’energia, orientato a un’economia senza nucleare e a basse emissioni di carbonio. La domanda non è più “se”, ma piuttosto “come” ciò accadrà.
Ogni partito, alla vigilia delle elezioni politiche del prossimo 22 settembre, ha la sua personale ricetta da proporre ai cittadini tedeschi. Un piano che muterà secondo la coalizione che governerà il Paese. Un aspetto comune a tutte le forze politiche è la volontà di intraprendere un percorso diverso da quello attuale per regolare l’attività del governo e del mercato. La Germania nel 2012 ha contato su un mix energetico composto al 23% da energie rinnovabili e per il restante 77% da energia convenzionale, compreso il nucleare, esteso per ora fino al 2022. L’obiettivo, ambizioso, è raggiungere il 35% di rinnovabili per il 2020, il 50% nel 2030 e l’80% nel 2050. Molti scenari però terrorizzano il mondo industriale, mentre gli investitori sono infastiditi da come i piani proposti dai partiti siano ancora estremamente vaghi.
Ecco le opzioni possibili analizzate in un paper della società di consulenza teutonica Roland Berger.

CDU/CSU e FDP – Focus sull’industria
L’FDP – insieme con le parti di CDU/CSU maggiormente favorevoli al libero mercato – metterà la convenienza dell’energia in cima alla sua agenda. Il piano di liberali e conservatori è di istituire un grande programma di incentivi non solo per impianti solari o eolici, ma anche per la costruzione di storage e reti intelligenti (smart grids), cercando di coinvolgere maggiormente i privati nella ricerca di soluzioni tecnologiche all’avanguardia.
Lo shale gas fracking sarebbe consentito solo per fini esplorativi in aree selezionate. Non è prevista l’istituzione di un ministero dell’Energia.

CDU / CSU e SPD – Nuovi percorsi
Entrambe le forze politiche considerano il settore energetico come un motore per la creazione di posti di lavoro e prosperità.
Una “grande coalizione” al governo della Germania consentirebbe dunque di riformare il sistema di sovvenzioni per garantire alle aziende tedesche energia a prezzi accettabili. Per fare ciò, essi potrebbero introdurre un nuovo modo radicalmente diverso di finanziare la trasformazione di energia, rivisitando l’attuale bolletta.
Una mossa che piacerebbe molto all’SPD, perché a trarre giovamento dal risparmio sarebbero soprattutto i ceti medio-bassi.
La coalizione di conservatori e socialdemocratici darebbe il via ad un grande piano di ricerca, fortemente finanziato, per modernizzare il settore.
Entrambi vorrebbero creare un ministero dedicato all’energia per avviare un profondo processo di riforma del settore e stabilire una moratoria sul fracking.

SPD e Verdi – Trasformazione radicale
I Verdi vogliono che la Germania produca entro il 2030 il 100% di energie rinnovabili e hanno fatto di questa proposta un pilastro della loro piattaforma elettorale e dei loro vincoli di coalizione. In più, non accetterebbero di offrire il proprio sostegno a una possibile alleanza senza aver incassato un dicastero dell’Ambiente e dell’Energia con ampie possibilità di manovra.
In questo caso l’SPD dovrà cercare di ridurre l’impatto negativo che riforme radicali potrebbero avere sul comparto industriale. Puntare immediatamente tutto sulla green economy mantenendo o addirittura incrementando gli attuali sussidi, come vorrebbero i Verdi, potrebbe far schizzare il costo dell’energia a prezzi proibitivi.
Alimentare la trasformazione del settore dell’energia – in tutto o in parte – attraverso un aumento delle tasse potrebbe essere in questo caso un male necessario. Per quanto riguarda il fracking, una coalizione rosso-verde non consentirebbe nemmeno lo svolgimento di test scientifici.


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