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Perché la denuncia di Quagliariello non mi convince

La manifestazione politica di domenica è stata molto coraggiosa. Bisogna riconoscerlo. Scendere in piazza a difesa di un uomo politico condannato in sede definitiva non è uno scherzo. Interrogandosi a fondo, con senso di responsabilità, non possono non venire seri dubbi. Tuttavia, malgrado l’eccezionalità dell’azione di piazza, si può riconoscere una sua motivata giustificazione.

La condizione politica per rendere spendibile tale scelta è ritenere che il caso giustizia in Italia è al vertice dell’eccezionalità. Come dire che si va in scena perché la magistratura tiene un comportamento politico. In caso contrario non si va mai a manifestare politicamente contro il potere giudiziario. La posizione estrema deve restare estrema, altrimenti diventa farsesca.

Ora, il Pdl a Palazzo Grazioli non c’era. Di fatto vi era solo il berlusconismo. Anzi, viste le dichiarazioni di oggi di alcuni ministri del centrodestra, domenica è nata la nuova Forza Italia, una formazione politica concepita come cerchio magico berlusconiano che si affiancherà al Pdl, forse non completamente in accordo con il vecchio partito.
Certo, questa evoluzione della situazione va capita per poterla analizzare. La nascita, infatti, di un area berlusconiana dura e pura rischia di spingere nel limbo e nell’incoerenza i filo governativi berlusconiani.

Le dichiarazioni di Gaetano Quagliariello sono, in questo senso, un segno dei tempi. Nella contrapposizione frontale tra destra e sinistra, ossia tra ius e lex, in cui ci siamo infilati, denunciare il fallimento bipartisan delle falangi anti governative è quanto meno incoerente, dal suo punto di vista.

È chiaro, infatti, che nessuno vuole vedere l’Italia senza Stato scivolare nel baratro anarchico. Nessuno. Tuttavia non mi sembra che si motivi in altro modo se non per amore della neutralizzazione utilitarista questa via dorotea al vogliamoci bene. Se, poi, ciò significa far passare leggi svuota carceri diventa assolutamente un votarsi all’impopolarità del compromesso.

La conclusione, almeno in questo caso, è semplice. Nel nostro Paese vi è una dura antitesi sociale che ci divide. Da un lato, c’è un blocco elettorale che vuole diritti e libertà, sentendosi minacciato dagli organi di controllo legale e giudiziario, dal fisco agli abusi dell’amministrazione pubblica. Dall’altro, c’è invece chi crede nella democrazia solo come conseguenza di adeguate e preliminari regole di legittimità istituzionale, europee e nazionali che siano.

Vogliamo pensare che si possa essere parte di questo conflitto e fare i pacificatori? Vogliamo veramente pensare che dentro un’opposizione verticale del genere vi siano spazi neo centristi?
Permetta Quagliariello di dubitare.

La politica ha regole ferree. Oggi bisogna partire o dal diritto di famiglie e imprese, tutelando libertà e doveri. Oppure farci accompagnare da leggi e regolamenti nella civiltà giuridica delle potenze internazionali.

O di qua o di là. Tertium non datur.

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