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Ecco l’agenda dei teologi europei

Si apre domani a Bressanone, in Alto Adige, il nuovo Congresso internazionale dell’Associazione europea per la teologia cattolica (Aetc). Il tema dell’evento (quattro giorni di lavori, undici interventi in programma, discussioni a seguire) è “Dio in questione – il linguaggio religioso e i linguaggi del mondo”. Sullo sfondo, come premetteva nella presentazione del convegno Martin Lintner, vicepresidente dell’Aetc, il problema della secolarizzazione: “L’indifferenza religiosa e la secolarizzazione contraddistinguono in vario modo la vita pubblica, molti si definiscono religiosamente stonati e in diverse parti si fanno strada con forza nuove forme di ateismo spesso legate alle scienze naturali”.

Il Congresso è quindi dedicato “al dialogo europeo tra credenti, persone in cerca e non credenti”. La domanda di fondo è, continua Lintner, “come possiamo noi chiesa, noi teologhe e teologi parlare di Dio in modo tale che il messaggio di Cristo risulti comprensibile e capace di suscitare attrattiva per il mondo odierno? Come possiamo contribuire positivamente alla formazione sociale, culturale e politica dell’Europa?”. A dare, o cercare di dare risposta a tali interrogativi saranno i relatori invitati.

La relazione di mons. Bruno Forte

Aprirà i lavori mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, che parlerà della “fede e il dialogo con i non credenti”. Il giorno seguente, dopo “il discorso biblico su Dio”, sarà la volta di Paul Valadier, teologo gesuita francese che toccherà uno dei temi più frequentemente sviluppati da Francesco in questi mesi di pontificato: “Nuove situazioni di evangelizzazione. La presenza del religioso nella società”. Didier Pollefeyt dell’Università di Lovanio (quella dove lavorò per anni il grande storico delle religioni belga Julien Ries, creato cardinale da Benedetto XVI nel 2012 e deceduto un anno più tardi) relazionerà sul “Dio assente – Il linguaggio religioso dopo la Shoah”, mentre Tomas Halik si interroga sul “conflitto o compatibilità tra il parlare di Dio e il tacere su Dio”.

I teologi che prenderanno parte al convegno provengono da tutta Europa (più di venti i paesi coinvolti”. Ci sarà anche spazio per il conferimento del premio per il miglior libro teologico dell’anno.

Il ritrovo a Castel Gandolfo

Mentre a Bressanone ci si interrogherà sul linguaggio religioso e i linguaggi del mondo, negli stessi giorni a Castel Gandolfo si ritroveranno ancora una volta (sarà la trentanovesima) gli ex allievi di Benedetto XVI riuniti nel Ratzinger Schulerkreis. Sarà il primo anno in cui il teologo bavarese non prenderà parte all’evento. Una scelta di coerenza con la decisione di rimanere il più possibile nascosto al mondo. Anche del suo recente pomeriggio di relax tra i giardini della villa pontificia adagiata sul lago Albano si è saputo il giorno dopo, a cose fatte. Un momento di ritrovo e di saluto con i suoi allievi, a ogni modo, ci sarà.

Come riporta il sito Korazym.org, è probabile che il Papa emerito celebrerà una messa con tutti i partecipanti al ritrovo nel chiuso del monastero Mater Ecclesiae. Il tema dell’appuntamento è stato deciso da tempo e approvato da Ratzinger in persona: “La questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione”. Al centro delle riflessioni, la produzione filosofica e teologica di Rémi Brague, titolare di un seggio all’Académie Catholique de France, e vincitore nel 2012 del premio Ratzinger.

Ecumenismo e secolarizzazione

L’anno scorso l’incontro ruotò attorno al tema dell’ecumenismo: “Risultati e domande ecumenici nel dialogo con il luteranesimo e l’anglicanesimo”. Traccia per gli interventi e le riflessioni fu il libro del teologo tedesco (non sempre in sintonia con Benedetto XVI, in passato) Walter Kasper, “Raccogliere i frutti. Fondamenta della fede cristiana nel dialogo ecumenico”. Ecumenismo che non era una novità assoluta: già nel 2009 si discusse di “missione nella prospettiva ecumenica”. Il principale animatore del Ratzinger Schulerkreis, il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, disse che “ciò che colpisce sempre è come il Santo Padre conosca i suoi allievi. Penso che anche questo sia in parte uno dei motivi per cui questo circolo si è mantenuto dal 1977 fino a oggi”.

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