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Egitto, irruzione nella moschea-obitorio. E’ guerra civile

Cade anche il tabù della moschea-obitorio in Egitto, con la polizia che vi fa irruzione, mentre i Fratelli Musulmani chiamano a raccolta tutto il popolo egiziano invitandolo a scendere in piazza. La guerra civile iniziata al Cairo, oltre a un numero ancora imprecisato di morti (4500 per la fratellanza, meno di mille per le forze dell’ordine), sta portando riverberi e incertezza diffusa, con il Consiglio dell’Onu che chiede lo stop alle violenze.

Irruzione moschea
Altra giornata densa di sangue e violenza ieri con la polizia che ha fatto irruzione nella moschea dove erano stati accatastati i corpi di numerosi manifestanti. Al Jazeera riporta che lacrimogeni e colpi di fucile sono stati esplosi nei pressi della moschea al Iman al Cairo, a poca distanza da piazza Rabaa. I locali della moschea sono stati trasformati di fatto in un vero e proprio obitorio per i cittadini uccisi dalle forze dell’ordine, 250 secondo fonti dei Fratelli Musulmani. I testimoni di questa mattanza hanno raccontato di scene agghiaccianti, come i cadaveri nella moschea al Iman di Ebeid Street, avvolti in un lenzuolo bianco e in alcuni casi “raffreddati” da una busta di plastica verde piena di ghiaccio.

Reazione Onu
La fine della spirale di violenza chiede il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che “esorta alla massima moderazione” con le parole dell’ambasciatrice argentina all’Onu, Maria Cristina Perceval. Ma la prima reazione del governo egiziano è contro le dichiarazioni del presidente americano Barack Obama: “Dichiarazioni non basate su fatti possono incoraggiare i gruppi armati violenti”.

Il governo provvisorio
Non ha la minima intenzione di recedere dalle posizioni iniziali il governo provvisorio che annuncia: “Proseguiremo con la road map decisa dal popolo”, come dire che il sangue non si fermerà e ci saranno nuovi scontri nelle prossime ore. La guerriglia urbana è stata condotta alla maniera “vietnamita”, con i morsiani che hanno attaccato a sorpresa vari punti della capitale con piccoli ma letali blitz. Non solo a Giza con fiamme appiccate secondo la Reuters al palazzo del governo, ma soprattutto ad Alessandria con la manifestazione dei Fratelli Musulmani che si è conclusa con almeno quattro morti. Altro fronte caldo quello nel Nord Sinai e fra i cristiani copti, con almeno una ventina di attacchi rivolti contro luoghi di culto.

La Turchia
Ha richiamato il suo ambasciatore in Egitto per consultazioni: lo ha riferito alla Reuters un funzionario del ministero degli Esteri dopo che Ankara ha condannato la sanguinosa repressione. Sin dalle prime ore dell’insurrezione, la Turchia è stata una delle voci internazionali maggiormente critiche nei confronti di quello che è stato epitetato un “colpo di stato inaccettabile” dopo il rovesciamento del presidente Morsi. E il premier Erdogan ha sollecitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad agire per fermare lo spargimento di sangue.

Usa-Italia
Condanna è stata espressa dal presidente statunitense Barack Obama che ha annunciato l’interruzione delle esercitazioni militari congiunte. Inoltre il ministro della Difesa Chuck Hagel ha sottolineato che “la violenza mette a rischio le relazioni militari” tra i due Paesi. In allerta i turisti, con il dipartimento di Stato che ha diffuso una nota per mettere in guardia i cittadini americani in partenza o in permanenza. Anche il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha stigmatizzato una repressione definita “brutale, inaccettabile, non scusabile”.

Stampa internazionale
La grande stampa internazionale aumenta perplessità e dubbi sulla soluzione del conflitto, dopo le dimissioni di El Baradei: il vicepresidente ad interim, premio Nobel per la Pace, ha deciso di lasciare l’esecutivo. E il presidente Adly Mansour altro non ha potuto fare che penderne atto. “Venerdì della collera” apre la Frankfurter Allgemeine Zeitung. E Klaus Dieter Frankeberger nel suo editoriale si chiede: cosa dovrebbero fare l’Occidente e in particolare gli Stati Uniti? “In primo luogo, essere chiari sulle opzioni da prendere in considerazione. Washington dovrebbe sospendere gli aiuti militari, come richiesto”.

twitter@FDepalo


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