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Lo sapete che le basi militari in Italia non servono agli Usa per fare la guerra in Siria?

Se l’Italia darà o meno le basi militari agli Stati Uniti per la guerra in Siria, nonostante non ne faccia parte, è un interrogativo che verrà affrontato quando si porrà davvero, come ha ricordato il ministro degli Affari esteri italiano, Emma Bonino, dopo l’incontro a Parigi con l’omologo Laurent Fabius.

L’Italia condanna l’attacco chimico in Siria del 21 agosto, ma non ha intenzione di partecipare all’azione militare contro il regime di Assad. Secondo Giampiero Gramaglia, ex direttore dell’Ansa e consigliere per la comunicazione dell’Istituto Affari Internazionali, negli ultimi giorni la posizione del governo italiano è stata dissonante, come ha scritto anche sul Fatto Quotidiano diretto da Antonio Padellaro.

“C’è la coscienza che la concessione delle basi esporrebbe di per sé l’Italia a ritorsioni. Però, il Paese deve rispettare gli impegni internazionali accettati, aderendo all’Alleanza atlantica. Gli Stati Uniti possono utilizzare le basi italiane per scopi bellici su disposizione della Nato o con intese bilaterali. E, stavolta, è improbabile che la Nato dia l’ordine, se l’Onu non dà l’avallo, viste le riserve diffuse fra gli alleati”, sottolinea Gramaglia in conversazione con Formiche.net.

La geografia delle basi americane in Italia è complessa, come ha ricordato lo stesso Gramaglia in un articolo di approfondimento sul Fatto Quotidiano. Le principali sono Camp Ederle a Vicenza ed Aviano nel Friuli, Camp Darby a Livorno, Latina e Gaeta (Lazio), Comiso e Sigonella (Sicilia). “Le installazioni militari americane nella Penisola, citate in documenti del Pentagono, sono decine: una dozzina per l’esercito, una ventina per la marina, circa 16 per l’aviazione, depositi di materiali ed armamenti. I militari statunitensi sono parecchie migliaia, l’arsenale a loro disposizione comprenderebbe decine di ordigni nucleari”, spiega Gramaglia.

E perché ancora non è stato chiesto l’uso delle basi all’Italia? “Rispetto all’intervento in Libia nel 2011, quando l’Italia mise a disposizione le basi e prese parte alle operazioni – spiega Gramagalia – l’azione contro la Siria è significativamente diversa. Essa può infatti svolgersi senza il coinvolgimento dell’Italia”.

Il rifornimento degli aerei si potrebbe fare in volo, rinunciando alle basi. Ma molto probabilmente – sottolinea Gramaglia – saranno utilizzate le basi di Akrotiti a Cipro e di quella di Suda Bay a Creta. Le basi americane in Italia di Signonella (UsNavy) e Aviano (UsAf) potrebbero funzionare come scalo logistico per aerei, droni e mezzi.

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