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Ha ragione Ibarra (ad Wind): il rilancio dell’economia italiana deve passare per il turismo e la cultura

Un interessante articolo/intervista all’a.d. di Wind (Maximo Ibarra) pubblicato questa settimana dal periodico economico “Milano Finanza“,  riporta all’attenzione dell’attuale classe politica, ma soprattutto del governo Letta, quale debba essere il futuro scenario (se nel segno di una ulteriore sterzata industriale o meno) dell’economia del nostro paese. Nell’intervista Ibarra fa notare come l’Italia, sia da sempre un bacino d’oro nei settori del turismo e della cultura, che, se fossero messi a sistema sui diversi territori, porterebbero un incremento nei ricavi degli attuali operatori (aree museali/archeologiche, operatori del turismo, addetti del settore alberghiero ed enograstronomico e infine operatori del commercio/artigianato e del terziario).

 

Turismo e cultura sono due “asset” su cui investire, da subito senza aspettare ulteriore tempo. Lo si dice da tempo, infatti, ma alla fine nessuno mette in pratica una strategia degna di questo nome (se non per far lavorare qualche amico consulente rimasto nella migliore delle ipotesi ai testi dell’Università). La classe politica è la prima a “generare” questo o quell’assessore al turismo/ cultura, ma un minuto dopo, sia a destra che a sinistra, non si vede uno straccio di idea, perchè alla base di tutto c’è spesso la volontà di occupare la poltrona.

 

Raggiunto l’obiettivo il furore eroico pre-elettorale si spegne in pochi attimi. Intanto, gli anni passano, i nostri monumenti/musei diventano sempre più vecchi anche e soprattutto sotto il profilo dell’offerta turistico-culturale. Fa riflettere che una città come Berlino abbia flussi turistici superiori a Roma. Evidentemente la classe politica della moderna città tedesca ha idee/politici di valore e riesce a realizzarle mettendo a sistema tutti gli operatori del territorio.

 

Ecco perchè sarebbe interessante studiare, non in una grande metropoli, ma in una città di provincia, del sud o del nord Italia, come queste realtà (assessorati/apt locali, enti locali, operatori, ecc.) si pongono di fronte al potenziale turista. L’offerta museale/archeologica è a sistema? Il turista trova un’offerta alberghiera/ristorativa divisa per fasce di prezzo, a seconda dei diversi target, e soprattutto la città di provincia del sud o del nord come comunica con questa potenziale offerta? Attraverso quali strumenti (off/online)? Quali attività di marketing mette in campo, di anno in anno? Quanti operatori coinvolge e quanti sono realmente a sistema? Come intercetta i diversi flussi turistici? A quante e quali fiere straniere partecipa ogni anno per promuoversi? Come vengono allocate le attuali risorse comunali in termini di turismo e cultura?

 

Credo che se provassimo a fare una ricerca approfondita, cercando di trovare risposte alle nostre domande emergerebbe una fotografia desolante. L’Italia, che ha una percentuale vastissima del patrimonio mondiale a livello culturale/archeologico, è, quasi sicuramente (questa è la mia percezione personale) un insieme di offerte diverse l’una dall’altra, con al massimo qualche sito web che racconta al “turista fai da te” iniziative e luoghi che già trova su Wikipedia. Serve un nuovo Rinascimento italiano, anche nei settori del turismo e della cultura, ma per farlo servono idee e gente nuova che abbia voglia di cambiare non solo il proprio business personale (attraverso appunto il turismo e la cultura), ma anche l’ambizione di partecipare ad un processo di rinnovamento più in generale del Paese.

 

L’Italia deve capire che dove non riesce ad eccellere (e i settori sono molti) e dove non riesce a competere (per una serie di fattori) deve obbligatoriamente rimodularsi e reinventarsi, partendo magari proprio da questi due asset, dove non temiamo confronti, almeno sulla carta. La globalizzazione dei mercati non ci consentirà, anche nel futuro, di recuperare gap economici già esistenti in diversi settori. Torniamo ad investire in settori che possono generare posti di lavori e soprattutto mantenerli nel tempo. Tra questi vi è sicuramente il turismo e la cultura, ma non possiamo, però, far pagare l’incapacità della nostra classe politica (locale e nazionale) di riuscire a mettere questi due asset a sistema (è pazzesco che nel 2013 ancora non lo siano) al consumatore finale: ovvero il turista, sia interno che straniero. Il turista è una risorsa e deve essere coccolato, intuendone le esigenze. Se continueremo a pensare che i turisti devono “caderci addosso”, tra 5 anni l’Italia non sarà più un’eccellenza in entrambi questi due settori. E’ tempo pertanto di intervenire, con progetti ad hoc, che partani proprio dagli operatori del settore, perchè, ormai la politica è in un “cul de sac”: non sa andare avanti, al massimo indietreggia, stagione dopo stagione.


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