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Hacker e Siria, chi attacca chi. La mappa completa

La possibilità di un’imminente offensiva statunitense in Siria ha riacceso i riflettori sugli orrori della guerra. Ma c’è un conflitto cibernetico combattuto silenziosamente ogni giorno a colpi di bit, forse meno cruento, ma ugualmente rilevante.

In quel frangente Washington e Damasco sono già ai ferri corti da tempo, come testimonia una serie di attacchi informatici scambiati tra i due Paesi, tra cui quello di ieri al New York Times.

APPLE NEL MIRINO
Già in primavera – come scrive La Stampa in un articolo di Antonino Caffo – l’esercito telematico di Bashar al-Assad, il Syrian Electronic Army (SEA), aveva “invaso” i profili social di molte aziende made in Usa, tra cui Apple, frugando tra la corrispondenza email e le procedure aziendali.
Hackerare i sistemi informativi di Cupertino serviva a mettere il naso nei rapporti della “Mela morsicata” e gli alti profili governativi, con i quali Apple intrattiene rapporti per la fornitura di servizi informatici.

I PRECEDENTI ATTACCHI
Ma quello non è stato l’unico attacco lanciato sino ad oggi da Damasco. La milizia digitale pro Assad, anche se il presidente non lo ha mai confermato – come evidenzia Panorama – è venuta alla ribalta lo scorso aprile quando un loro tweet, lanciato dal profilo hackerato dell’agenzia Associated Press, aveva fatto cadere il Dow Jones. Da allora non sono poche le vittime degli hacker siriani: BBC News, National Public Radio, Al Jazeera, Financial Times, Daily Telegraph, Washington Post, Human Rights Watch, e i servizi VoIP Viber e Tango.

PASSAGGIO AL NEMICO
Ma nemmeno gli Usa sono rimasti a guardare. Nel 2011, quando ancora la crisi siriana era lontanissima, i media raccontarono dell’arresto di Hector Xavier Monsegur, conosciuto come “Sabu”, co-fondatore del gruppo di hacker Lulzsec, uno dei gruppi hacker che avevano svelato i segreti di istituzioni pubbliche e aziende private (tra cui le email conservate dalla società di intelligence Stratfor). Monsegur scelse però di collaborare con l’FBI come informatore e in operazioni di violazione informatica a danni di Paesi nemici e per violare siti orientali.

L’AIUTO DELLA RUSSIA
In questo “gioco” di attacchi e spionaggio virtuale, le alleanze non sono poi così diverse da quelle che potrebbero confrontarsi sul piano bellico a Damasco. Da un lato ci sono gli Usa che schierano Anonymous e Lulzsec, dall’altro la Siria e Russia con il Syrian Electronic Army. Sembrerebbe – rivela il Washington Post in un’analisi del giornalista ed esperto di sicurezza informatica Brian Krebs – che a Mosca abbia sede un hosting web che conservi un paio di portali appartenenti agli hacker del SEA.

L’ATTACCO AL NEW YORK TIMES
Con l’aumentare del dispiegamento di forze americane in Medio Oriente e lo scambio di minacce tra Siria e Stati Uniti, ieri, dopo mesi di apparente silenzio, è arrivata una nuova offensiva del Sea, che tramite un domain registar australiano ha sferrato un duro attacco al sito web del New York Times. Per un breve periodo – spiega Bloomberg Businessweek – alcune persone che hanno cercato di leggere le ultime notizie si sono trovate invece su un altro sito contenente un malware. Tutto ciò, temono da Washington, potrebbe essere solo una delle tante avvisaglie di una nuova Guerra fredda combattuta sul web.


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