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Il calvario tunisino: lacrimogeni in piazza e stabilità lontana

Attimi di tensione a Tunisi con la polizia impegnata a disperdere i manifestanti con cariche e gas lacrimogeni. La folla aveva dato l’assalto al Palazzo del governatore di Sidi Bouzid. La protesta è scattata quando il governatore ha tentato di tornare nel suo ufficio, dal quale era assente da una settimana proprio a causa delle proteste contro di lui, considerato troppo legato ai partiti del governo.

Lacrimogeni
La polizia ha rotto una mini tregua di manifestazioni con il lancio di gas lacrimogeni contro alcune decine di manifestanti che hanno cercato di entrare nella prefettura regionale. La città è la culla della rivoluzione del dicembre 2010 quando proprio lì nacque la rivolta dei Gelsomini e dove Mohamed Brahmi, il cui assassinio il 25 luglio ha scatenato l’attuale crisi politica, è nato. Una coalizione eterogenea di opposizione prepara un nuovo raduno per lunedì notte a Tunisi, ma anche una grande manifestazione prevista per la giornata di martedì per chiedere le dimissioni del governo guidato dall’islamista Ennahda e lo scioglimento dell’Assemblea costituente nazionale (NCA). L’evento vuole anche commemorare l’assassinio di Chokri Belaïd. In un’intervista al quotidiano belga Le Soir, il capo di Ennahda, Rached Ghannouchi, ha ventilato l’organizzazione di un referendum per uscire dalla crisi. “Siamo negli ultimi cento metri del processo di transizione. Entrambe le parti non possono più continuare a fare appello alla strada. Stiamo considerando l’idea di un referendum come soluzione alternativa alla crisi “, ha detto Ghannouchi.

Antiterrorismo
Sul fronte della sicurezza, l’esercito sta proseguendo nelle operazioni nella zona ovest, sul Monte Chaambi, al fine di neutralizzare un gruppo terroristico armato che fonti governative definiscono legato al-Qaeda ed attivo in loco dallo scorso dicembre. L’esercito ha lanciato una grande operazione nella parte occidentale del paese dopo gli otto soldati brutalmente uccisi in un agguato il 29 luglio.

Basta violenza
“I beneficiari della liquidazione di Mohamed Brahmi sono coloro che hanno assassinato Chokri Belaïd e quelli che hanno coperto il crimine rifiutando di rivelare gli autori, anche se il governo ha ripetutamente affermato che aveva informazioni”. Inizia così il corsivo di Faouzi Ksibi sul quotidiano Le Temps, in cui si interroga “se saremo destinati ad ingoiare ancora serpenti” o se si scorgerà la fine di questa stagione di violenza. E insiste che ormai i liberi cittadini hanno compreso il gioco e non si faranno ingannare, non sono ingenuo credere i deliri del partito di governo. “I liberi cittadini sono maturati e hanno deciso di individuare i veri valori della loro rivoluzione, vale a dire uguaglianza, libertà e dignità”. E conclude: “Non c’è più spazio per ipocriti che usano la religione per ottenere progetti politici e preservare gli interessi di parte ristretti a scapito dell’interesse pubblico. Il Paese soffre più le loro menzogne che si accumulano ogni giorno. Chi è al potere vuole continuare a imbarcarci non rendendosi conto, a causa della loro cecità, che il fiume è bloccato e non c’è più timone”.

twitter@FDepalo


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