“Il problema centrale non è affrontato”. Sull’asse Madrid-Atene si stanno concentrando, e non da oggi, non solo i destini dell’Ue con una moneta debole e due economie in grave ritardo sulla sostenibilità dei propri debiti, ma le dinamiche interne di una Germania attesa dalle urne. Con la cancelliera Angela Merkel che evita accuratamente di entrare nel merito delle questioni specifiche, lasciando al suo ministro dell’economia il compito “sporco” di lanciare allarmi e ricette tampone.
Schaeuble dixit
La possibilità di prevedere un nuovo pacchetto per la Grecia non dovrebbe sorprendere, ha detto questa settimana il ministro Schaeuble. La cancelliera ha aggiunto che ciò che ha detto Schaeuble sul caso ellenico è noto a tutti, anche se lei stessa aveva escluso questa opzione più volte nei mesi precedenti. Anzi, indicando Atene come modello virtuoso per uscire dalla crisi. Ma i conti, forse, non stanno tornando a Berlino, dopo che già nel dicembre scorso il Fondo Monetario Internazionale aveva sollevato dubbi sui numeri reali del buco greco. Anche il leader dell’Eurogruppo, Ntaiselmploum, ha seguito la traccia di Schaeuble, sottolineando che il terzo pacchetto è inevitabile per la Grecia dopo le dichiarazioni simili del commissario europeo Olli Rehn. Di qui la domanda che tutti gli analisti si pongono: se occorre un nuovo pacchetto di misure significa che i tre memorandum applicati fino ad oggi ad Atene non funzionano?
Comizio a Stoccarda
Nel corso di un appuntamento elettorale nei pressi di Stoccarda, il cancelliere tedesco ha riferito la possibilità di un nuovo piano di salvataggio della Grecia, sottolineando che “non dovrebbe essere sorprendente”, sconfessando così tutte le posizioni tenute da gennaio ad oggi. Per questo è bersaglio del partito tedesco Alternativa per la Germania (AfD), guidato dal docente universitario di economia Bernd Lucke ed appoggiato dall’ex n.1 di Confindustria tedesca Hans-Olaf Henkel che vorrebbe la fine della moneta unica. Le imputano di aver sottovalutato le crisi spagnole e greche dinanzi agli elettori e di non aver affrontato nel merito e alla radice il problema.
Versante iberico
Il partito di Lucke affonda: le brutte notizie non si fermano, “la pressione nelle caldaie sale e nessuno è disposto ad affrontare il problema centrale di tutto: lo stesso euro”. I recenti rapporti su Madrid stesi nel mese di luglio sono sconfortanti. I numeri parlano di crediti inesigibili per 176 miliardi. Come dire che l’effetto del “bad bank” pare essere già svanito dopo soli sei mesi. Sta diventando evidente, giorno dopo giorno, è il ragionamento di AfD (accreditato tra il 2% e il 6% dagli ultimi sondaggi elettorali) che tutte le misure adottate finora non sono state efficaci, “i problemi sono stati semplicemente spostati verso il futuro”. Ma con quali conseguenze?
Costi e sofferenze
“Gli stati europei stanno dando la sensazione che i problemi sono sempre più pressanti, la sofferenza del popolo del Sud Europa è sempre maggiore e i costi salgono”. Come uscirne? Secondo Alternativa per la Germania basterebbe “risolvere in modo controllato la zona anche se questo non avverrà senza dolore, ma quantomeno sarà un processo controllato”. Ma la cancelliera non è stata solo bersaglio di avversari politici come la neoformazione di Lucke o la Spd di Steinbruck (preoccupato in queste ore dall’accusa che la sua Spd abbandoni l’idea di alzare le tasse ai più ricchi per finanziare il settore strategico dell’istruzione) bensì anche della stampa, tedesca e continentale. Lo Spiegel continua a titolare sulla Grecia come casus belli di una Merkel in affanno, e osserva: “La crisi dell’euro sembrava potesse essere controllata, ma ora Gerhard Schroeder ha identificato il problema come un punto debole della Cancelliera riportandola sulla scena della campagna elettorale. Una manovra da cui potrebbe beneficiare non solo l’Spd”. Facendo esplicito riferimento al timore dei cittadini di non ricevere adeguate risposte e quindi di volgere lo sguardo altrove, ad esempio a chi di euro e prestiti non vuol più sentirne parlare.
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