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In Europa l’industria della Difesa è in movimento. E l’Italia?

L’amministratore delegato di Finmeccanica, Alessandro Pansa, lo aveva spiegato ai senatori della commissione Difesa presieduta da Nicola Latorre: dopo la mancata fusione di Eads (il gruppo franco-tedesco-spagnolo) con l’inglese Bae, il mercato europeo dell’industria della difesa è alla ricerca di un nuovo equilibrio ed è attorno al colosso appena ribattezzato ‘Airbus‘ che si giocano le partite più importanti. La settimana scorsa è stato proprio il Ceo della ex Eads a presentare il nuovo piano strategico con la riorganizzazione e il nuovo brand.

Oggi il britannico Financial Times ha svelato una lettera dello share-holder, l’hedge fund TCI basato a Londra, che chiede di vendere la quota di Dassault (che produce fra l’alto il jet Rafale). Questo documento rischia di mettere in difficoltà il gruppo guidato da Tom Enders ma anche il governo francese. Sul tavolo di Hollande c’è un grande piano di privatizzazioni che esclude però il comparto “strategico” delle industrie della difesa dove i cugini di Oltralpe sono presenti, oltre che con Eads, anche con la citata Dassault, Thales e Safran.

L’Italia, per parte sua, non può dirsi del tutto estranea ad un eventuale rimescolamento di carte nel campo francese. Con Thales esiste già una joint venture con Alenia mentre Safran, recentemente entrata in Italia grazie ad una commessa della francofona Alitalia, appare molto interessata ad acquisire il ramo Spazio di Avio nel quale Finmeccanica ha una partecipazione. Fino a che punto il nostro sistema industriale può dirsi alleato o concorrente con quello francese? Come tenere insieme i molteplici interessi che già ci legano o potrebbero legarci ad altri alleati europei o transatlantici? Nel settore della difesa non ci sono scelte di esclusiva assoluta però ci sono le scelte. Quelle che naturalmente spettano alla politica e al governo.

Se è vero che i partiti vivono una fase difficilissima (forse la più complicata dal Dopoguerra), è innegabile che con ministri come Mario Mauro o presidenti di Commissione come Latorre, Casini, Mucchetti, Cicchitto ed Elio Vito consente oggi di poter affrontare in maniera adeguata discussioni come queste. Sapendo che, come accade per gli altri Paesi, è giusto lasciarsi guidare dal principio dell’interesse nazionale, quello italiano.



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