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Ecco la spending review dei tribunali. Numeri, obiettivi e polemiche

“Nessun rinvio, il 13 settembre si parte”. Il Guardasigilli Annamaria Cancellieri è perentorio: la spending review delle sedi giudiziarie, dopo anni di proclami, finalmente vedrà la luce tra due settimane, con la chiusura di trenta palazzi di giustizia e di tutte le sedi distaccate. Obiettivo, al netto di mugugni e contrarietà, tagliare i costi di 80 milioni annui.

I numeri
I “lucchetti” scatteranno per 947 uffici giudiziari, pari al 47,27% di quelli esistenti, circa la metà. In soffitta 30 tribunali, 30 procure, 220 sezioni distaccate e 667 sedi di giudice di pace. Questi ultimi godranno di una sorta di finestra per valutare finanziariamente se poter mantenere aperti gli uffici o meno. In vista trasferimenti per 7.300 dipendenti amministrativi, 2.700 magistrati (di cui 265 giudici e 112 pm), 500 ”toghe” che operano nelle sezioni distaccate e 1.900 (giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari). Oltre al risparmio netto che i tecnici di via Arenula hanno stimato in 80 milioni annui, ci saranno altri tagli di almeno un quarto alla voce utenze (acqua, luce, gas). Spending review questa volta potrebbe voler significare ottenere due risultati con un solo atto: da un lato risparmiare denaro pubblico, dall’altro disporre di un “parco” magistrati più specializzati.

Primi veti
Dopo il via libera da parte della Commissione Giustizia del Senato circa un mese fa, e nonostante i tentativi di rinvio di un anno, in occasione del voto sul decreto del Fare il Senato ha approvato un ordine del giorno bipartisan, che impegna il governo a correggere la riforma prima del 12 settembre. Il dado ormai sembra essere tratto, con l’eccezione rappresentata da un mini pacchetto di proroghe previsto dall’art. 8 del decreto legislativo sui ”tribunalini”, secondo cui per un massimo di un lustro è possibile che gli immobili degli uffici soppressi vengano messi al servizio dell’ufficio giudiziario accorpante.

L’opinione del Consiglio nazionale forense
Secondo il Consiglio Nazionale Forense la soppressione del Tribunale non può comportare in via necessaria e automatica anche la soppressione dell’Ordine forense istituito presso quel circondario. “Perché ciò accada – ha commentato Guido Alpa – è necessaria una norma di legge che non solo ne preveda la soppressione ma disciplini la sorte dell’albo forense tenuto da quell’Ordine, e quella del personale dipendente, del patrimonio, delle funzioni amministrative in corso di svolgimento, con particolare riferimento a quella disciplinare, dei rapporti giuridici in corso. Norma di legge che allo stato attuale non è dato rinvenire mentre la tesi ministeriale di una soppressione implicita non è perseguibile”. Per questo ha inviato lo scorso 22 luglio al Ministero della Giustizia e ai Presidenti degli Ordini (e per conoscenza ai Presidenti di Senato e Camera) un articolato parere dell’Ufficio studi in merito alla sorte degli Ordini forensi costituiti presso i circondari di tribunale di prossima soppressione in ragione dell’attuazione della riforma della geografia giudiziaria.

twitter@FDepalo

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