Quali riforme è lecito attendersi dalla locomotiva tedesca nei prossimi mesi? Non molte, secondo la società di consulenza teutonica Roland Berger, che in un paper dedicato alle elezioni politiche del prossimo 22 settembre analizza gli scenari possibili dopo la tornata che opporrà la Cancelliera uscente, la cristiano-democratica Angela Merkel, al leader socialdemocratico Peer Steinbruck.
Entrambi i partiti maggiori sembrano orientati a un’estrema prudenza e favorirebbero piccoli aggiustamenti per esempio in tema d’investimenti e problemi demografici, mettendo da parte per il momento le pur necessarie ristrutturazioni strutturali.
Ecco le proposte più probabili secondo la coalizione prevalente.
CDU/CSU e FDP – Ritorno ai fondamentali
Per gli analisti di Roland Berger, se a imporsi dovesse essere l’attuale alleanza conservatrice e liberale al governo, le politiche tedesche rimarrebbero sostanzialmente invariate, con un paio di riforme strutturali e poche iniziative di crescita mirata (la cosiddetta “Germanomics”). La mancanza di una maggioranza nella camera alta del parlamento, il Bundesrat, potrebbe troncare sul nascere i principali programmi. Quello su cui tutti potrebbero concordare è l’assegnazione di miliardi supplementari per gli investimenti in infrastrutture e per l’innesco del cosiddetto programma “Industria 4.0”, la creazione di fabbriche “intelligenti” all’avanguardia che integrano servizi e processi con la tecnologia dei dati.
Per liberalizzare ulteriormente le leggi sull’immigrazione, la FDP dovrà vincere la resistenza dei conservatori di CDU/CSU. Mentre nonostante la poca simpatia dei liberali per il salario minimo, questa riforma sembra all’orizzonte in Germania. Nelle intenzioni dei proponenti, l’entità del salario minimo dovrà essere stabilita dal management e dai sindacati nei singoli settori. L’FDP darebbe una tacita approvazione alla riforma, sostenendo che il salario minimo è in linea con l’idea di meritocrazia.
CDU/CSU e SPD – Nuovo patto per il futuro
In caso di “grande coalizione”, anche se solo sulla carta, la politica tedesca adotterebbe i programmi di investimento più completi e costosi: più soldi per strade, ferrovie e altri progetti di infrastrutture, rapida espansione della rete a banda larga. Entrambe le parti sono consapevoli che il settore auto è l’industria chiave della Germania quindi è probabile attendersi una forte spinta per la promozione della e-mobility, mobilità elettrica. Questo nuovo approccio si deve al fatto che un recente studio ha stabilito che la Germania si trova ad affrontare una grave lacuna di investimento, che ad oggi costituisce la più grande minaccia per il futuro economico del Paese.
Le percentuali di investimenti tedeschi in relazione al Pil sono calati progressivamente nel corso degli ultimi anni: dal 21,5 % del 2000 si è arrivati al 18,1 del 2006, per terminare al 17,6 % del 2012.
La CDU abbatterebbe una serie d’iniziative dei socialdemocratici per la regolazione del mercato del lavoro. Allo stesso tempo dovrebbe fare concessioni in alcuni settori per contribuire a promuovere la stabilità sociale e prevenire la povertà della fascia anziana della popolazione, oltre ad aprire le porte del Paese all’immigrazione di un maggior numero di lavoratori qualificati, di cui c’è forte bisogno.
SPD e Verdi – Un’agenda di equità sociale
La coalizione rosso-verde avrà per Roland Berger il programma di riforme più radicale dal punto di vista socio-politico.
Aspetti ambiziosi, ma dagli effetti collaterali potenzialmente controversi.
Socialdemocratici ed ambientalisti darebbero vita a un programma di investimenti su larga scala, con una forte connotazione “green”: ciò che i Verdi chiedono è una “trasformazione ecologica dell’economia”.
Il partito vuole che le aziende di tutti i comparti migliorino la loro efficienza dal punto di vista di consumo di energia, emissioni prodotte e utilizzo di risorse.
Dato il suo dna “industrialista”, la Spd cercherebbe di trattenere l’entusiasmo dei Verdi di tanto in tanto.
Per quanto riguarda le leggi sull’immigrazione, anche l’alleanza rosso-verde porrebbe meno restrizioni per far giungere in Germania manodopera qualificata. Entrambe le parti ritengono il salario minimo e protezioni per redditi bassi come sostegni necessari per i lavoratori tedeschi.
Sarebbero probabili anche piani radicali per convertire l’assicurazione sanitaria in un sistema universale, una sorta di “assicurazione dei cittadini” che azzererebbe le differenze tra le assicurazioni private per ricchi e benestanti e quelle medie per i lavoratori comuni.