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Libero e Giornale, baruffe su Berlusconi tra firme di destra

Il futuro politico di Silvio Berlusconi divide i giornalisti che in questi anni lo hanno sostenuto o ne hanno commentato le vicende. Cosa ne sarà dell’ex premier, in balia delle onde dei suoi guai giudiziari? Il leader del centrodestra sarà ancora il perno e l’anima dello schieramento o sarà spazzato via dagli eventi?

LA LINEA SALLUSTI
Per Alessandro Sallusti, direttore del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi, il Cavaliere deve puntare tutto su una soluzione politica, garantita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il concetto che muove le valutazioni di Sallusti è l’importanza, più volte sottolineata dallo stesso capo dello Stato, di evitare scossoni all’esecutivo proprio ora che all’orizzonte pare affacciarsi una flebile ripresa economica. Ma a garantire il sostegno al governo da parte del centrodestra, scosso dalle fibrillazioni interne, può essere solo la figura carismatica dell’ex premier, che per rimanere in campo ha bisogno però di garanzie. Ecco perché Sallusti ritiene che Berlusconi debba inviare al presidente Napolitano, tramite i suoi avvocati, una richiesta di grazia dopo la condanna definitiva della Cassazione sul caso Mediaset.

LA FINE SECONDO FELTRI
In disaccordo con la linea Sallusti è il fondatore di Libero, ex direttore ed editorialista del Giornale, Vittorio Feltri, che in un’intervista concessa a Beatrice Borromeo per Il Fatto Quotidiano dice di comprendere la tenacia dell’ex presidente del Consiglio, ma non usa mezzi termini e definisce il Cavaliere “finito”.
Doveva scappare finché aveva il passaporto” è il commento tranchant di Feltri, che snocciola una per una le opzioni a disposizione dell’ex premier, non trovandone nemmeno una concretamente utilizzabile: “La grazia non sta in piedi perché esistono procedure particolari e non mi pare che Berlusconi le gradisca: non la chiederebbe mai. L’amnistia è esclusa. Il Parlamento, poi, non si lascerà sfuggire l’occasione per togliersi definitivamente dai piedi il nemico di sempre, quindi immagino che la maggioranza dei parlamentari voterà per fra sì che Berlusconi decada da senatore“, per poi appoggiare semmai un Letta-bis proposto da Napolitano, al quale aderirebbero i 5 Stelle e forse qualche “colomba” del centrodestra. Per Feltri dunque non c’è soluzione e la frustrazione di Berlusconi affidata spesso alle proteste eclatanti dei “falchi” del Pdl non muterà lo scenario.

PANSA: UNA LENTA AGONIA
Del medesimo avviso di Feltri è Giampaolo Pansa, giornalista e scrittore che sulle colonne di Libero, di cui è editorialista, domenica scorsa ha spiegato perché non c’è futuro per il Cavaliere.
Forse parleremo di Silvio Berlusconi ancora per mesi“, commenta Pansa. “Forse il Cavaliere riuscirà a far cadere il governo Letta, sia pure senza ottenere le elezioni anticipate. Forse i suoi tifosi continueranno a invocarlo come l’unico leader possibile del centrodestra. Di certo resterà per molti un personaggio pubblico rispettato. Però a mio avviso esiste una verità che va detta senza reticenze da supporter o ipocrite: Berlusconi non ha più futuro. E come capo politico è finito“, come accadde a suo tempo alla pur importantissima figura di Alcide De Gasperi.
Sino a oggi – conclude l’editorialista di Libero – Berlusconi può sperare soltanto in un atto di clemenza del presidente della Repubblica. Ma sarà lui a doverlo chiedere a Giorgio Napolitano. È facile immaginare che il Cavaliere vivrebbe questa domanda come un’umiliazione“.

IL RILANCIO PER FERRARA
A credere ancora in un futuro politico di Berlusconi è invece un berlusconiano della prima ora come Giuliano Ferrara, che in un editoriale sul Foglio, quotidiano da lui cofondato e diretto, analizza le ragioni dell’indispensabilità del Cavaliere.
Ferrara parte dal presupposto che è del tutto naturale che una parte del centrosinistra voglia prendere al volo l’occasione offertagli dalla sentenza Mediaset per far fuori politicamente Berlusconi, ma anche per fare uno sgambetto a Enrico Letta, anch’egli alle prese con le ambizioni di uno scalpitante Matteo Renzi. Ma – sottolinea il direttore del Foglio – sanno bene che “è impossibile in una democrazia dell’alternanza che si è fatta e consolidata attraverso il carisma e l’opera politica di una persona la quale è il fondamento del suo stesso movimento e la garanzia della sua esistenza politica“, far fuori Berlusconi senza far fuori anche se stessi, a tutto vantaggio di quei movimenti, come i 5 Stelle, che non aspettano altro che certificare il fallimento di tutta una classe politica irresponsabile. Per questo, secondo Ferrara, Berlusconi ha due strade: “Rompere e cercare di determinare la massima instabilità, alla ricerca di una legittima rivincita popolare ed elettorale“, un piano “rischioso ma possibile” o “anche ai domiciliari, anche nell’umiliazione formale del suo ruolo pubblico interdetto in forma violenta e leguleia“, manifestare tutta la sua “forza” e “la sua indispensabilità come leader effettivo della maggioranza di governo. Per preparare nel frattempo il terreno alla successione di un’altra Berlusconi, sua figlia Marina.

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