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Papa Francesco perplesso sulla guerra di Obama alla Siria

Fino a oggi la linea della Santa Sede riguardo la crisi siriana non appariva lineare. Certo, tutti erano fautori di una soluzione politica che evitasse un attacco bellico occidentale sul paese del Vicino oriente. Ma tra le righe di quanto dichiarato da esponenti di spicco della diplomazia vaticana si scorgevano sfumature diverse e spesso difficilmente concilianti. La scorsa settimana, mentre il nunzio a Damasco, Mario Zenari, diceva “siamo stufi di questa guerra, non ne possiamo più! Non si può andare avanti in questa maniera. Credo che questo grido salga dai siriani che invocano uno sforzo maggiore della comunità internazionale per trovare subito una soluzione politica questa grave crisi”, l’osservatore permanente presso l’ONU si mostrava di gran lunga più prudente. Monsignor Silvano Maria Tomasi, infatti, diceva che “non si può partire già con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili”. E ancora, “dobbiamo chiarire il fatto, anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne é comunque incolpato direttamente. Come nel caso delle investigazioni di un omicidio, bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine disumano?”.

La posizione dell’Osservatore Romano
Oggi l’Osservatore Romano dedica alla questione siriana ampio spazio in prima pagina. Oltre a un appello del prefetto della Congregazione per le chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri, l’articolo di apertura si mostra critico sull’accelerata data alla crisi dagli Stati Uniti: “Il punto cruciale è nelle presunte prove della responsabilità attribuita ad Assad di un attacco con armi chimiche sferrato il 21 agosto”, scrive il quotidiano della Santa Sede. Inoltre, “non sembrano scalfire tali certezze i precedenti storici – prove rivelatesi false di armi chimiche in possesso dell’Iraq furono addotte per giustificare l’intervento anglo-statunitense del 2003 – e le considerazioni avanzate da diversi osservatori e da alcuni governi sulla possibilità di una manipolazione mediatica, oltre che le perplessità su una simile azione da parte del governo di Damasco”. Ed è qui che il quotidiano diretto da Gian Maria Vian insinua il dubbio decisivo, la questione dirimente: “A molti, infatti, sembra difficilmente comprensibile che quest’ultimo, proprio mentre l’esercito conseguiva successi rilevanti e per gran parte degli osservatori ormai decisivi, abbia varcato la linea rossa dell’uso di armi chimiche”. Riguardo le difficoltà incontrate dagli ispettori dell’Onu a verificare sul campo la dinamica dell’attacco, l’Osservatore Romano ricorda che “il governo siriano ha sfidato chiunque a fornire prove e ha sottolineato che l’azione dell’Onu è ostacolata nelle aree controllate dai ribelli, compresa quella del presunto attacco del 21 agosto”.

La chiesa ortodossa contro gli Stati Uniti
Seppur chiari e netti, i toni del Vaticano non raggiungono comunque la durezza di quelli usati dalla chiesa ortodossa. Il metropolita Hilarion, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha dichiarato ad AsiaNews che “ancora una volta, come nel caso dell’Iraq, gli Stati Uniti si comportano da giustizieri internazionali. Washington “in maniera assolutamente unilaterale, senza alcun avallo delle Nazioni Unite, vuole decidere il destino di tutto un Paese con milioni di abitanti”. A farne le spese, si dice convinto il metropolita russo, saranno “le migliaia di vittime sacrificate sull’altare di un’immaginaria democrazia”. E i primi a cadere saranno “i cristiani, della cui sorte nessuno si preoccupa”.

Francesco riceve il re giordano
Il Papa, intanto, si mostra prudente. Lancia appelli durante gli Angelus domenicali, invita a la comunità internazionale a essere “sensibile” e a cercare una composizione del conflitto in corso. Ma non va oltre, non si esprime a braccio. Studia le parole, come è naturale e opportuno. Un’idea più chiara sulle mosse della diplomazia potrà farsela domani, quando in Vaticano riceverà in udienza re Abdallah II di Giordania, che incontrerà per la prima volta Francesco.

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