Luce verde dall’ente greco preposto alle privatizzazioni antifallimento, il Taiped, per la cessione delle quote della controllata Desfa (gestore nazionale degli idrocarburi) alla società azera Socar. La dismissione, pari al 66%, porterà nelle casse elleniche circa 400 milioni di euro, solo una goccia nell’oceano del debito di Atene ma di contro un’occasione di crescita per gli sviluppi futuri della società azera in loco.
Via libera
Se da un lato l’operazione è stata ribattezzata con i titoli ad effetto sulla stampa greca (“nuovo respiro al programma di privatizzazione”) dall’altro qualcuno invita a riflettere sulle cifre reali dell’affare. Dopo la firma della concessione delle lotterie di stato (l’Opap), arriva la firma del contratto di cessione del 66% delle azioni del Gestore Nazionale Gas Transmission System Operator (DESFA). La Socar è l’investitore che lo scorso martedì ha presentato la nuova offerta basata su una lettera di credito che assicura la cifra di 400 milioni di euro. E ieri il consiglio del Taiped ha dato il nulla osta, aprendo di fatto le porte alla Socar nell’azienda del petrolio greco. Subito dopo che il contratto sarà trasferito in Tribunale al fine di ottenere una licenza, ci saranno trenta giorni di dettagli tecnici anche se il dado ormai è tratto. La transazione dovrebbe essere completata il prossimo ottobre e il governo greco (attraverso Taiped) riceverà subito 188 milioni di euro. Mentre il 66% della azioni Desfa passeranno alla Socar, il 31% resterà al Taiped con il governo greco che rimarrà azionista mantenendo così la sua partecipazione di minoranza. Una volta completata questa fase preliminare il tentativo di privatizzazione supererà 1 miliardo, se si includono i proventi della vendita del 33% di Opap (712 milioni) e la concessione delle lotterie di stato (190 milioni di euro).
Cos’è la Socar?
La compagnia petrolifera di Stato della Repubblica dell’Azerbaigian è proprietaria del petrolio e del gas naturale. Gestisce due raffinerie di petrolio nel paese e la gestione degli idrocarburi, oltre a sovrintendere ai consorzi internazionali che si stanno sviluppando per gestire i nuovi progetti di petrolio e gas in Azerbaigian. Del valore complessivo di 20 miliardi, ha un marchio esteso in Georgia, Ucraina, Romania e Svizzera. La sua presenza nell’area dell’Egeo ricchissima di idrocarburi e quindi nel Mediterraneo può significare un riequilibrio delle forze in campo e delle strategie geopolitiche che ne scaturiranno. Nel gennaio 2006 l’ex capo della raffineria di petrolio di Baku e membro del parlamento azero, Rovnag Abdullayev, è stato nominato presidente della Socar. Ha sostituito Natig Aliyev, che era stato nominato dell’Azerbaigian Ministro dell’Industria e dell’Energia.
Le ombre della corruzione
Nel 2008, scrisse nel 2012 il giornalista investigativo Khadija Ismayilova, una controllata della compagnia petrolifera di Stato utilizzò per la vendita diretta una parte del petrolio nazionale, definendo struttura e attività della Socar Trading “ambigui”. Registrazioni in Svizzera, soci privati spuntati fuori dal nulla: secondo l’inchiestista azero la Socar non brillerebbe per trasparenza, sottolineando che “nessuno sa da dove vengano i capitali provenienti da investitori privati e come hanno ottenuto le quote, dal momento che non vi era alcuna offerta pubblica di acquisto.” L’agenzia di stampa indipendente Turan, indagando su Socar Trading, ha scoperto che la società avrebbe venduto petrolio a prezzi molto più bassi rispetto all’AIOC (Azerbaijan International Operating Company). Il mancato guadagno per l’Azerbaigian è evidente se si considera che la differenza sarebbe finita “nelle tasche degli operatori”.
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