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Siria, il radicale Taradash “promuove” il ministro radicale Bonino

“Si mostrano i muscoli perché poi non si hanno grandi idee nei cervelli”, dice l’ex radicale Marco Taradash, giornalista, commentatore e già parlamentare, sulla crisi siriana e sul probabile intervento armato da parte degli Usa. Taradash promuove a pieni voti la posizione della ministra radicale Emma Bonino ma avverte: “Obama a differenza di Bush non ha alcuna strategia di politica estera”.

Senza l’avallo dell’Onu l’Italia non concederà l’uso delle basi: condivide la posizione espressa dal nostro ministro degli Esteri?
Sì, mi sembra ragionevole per evitare conseguenze imprevedibili, e come al solito impreviste, di un attacco militare deciso senza alcuna preparazione, tantomeno un minimo piano di controllo territoriale per il futuro.

Nelle ultime ore si è tornati a invocare l’articolo 5 della Carta Nato, come all’indomani dell’11 settembre. C’è il rischio di forzare il diritto?
Qui non c’è stato alcun attacco all’alleanza, in quanto la Turchia non è stata direttamente interessata. Credo si cerchino argomenti per rafforzare quello che sembra essere un sentimento morale che nasce dall’uso di armi chimiche. Innanzitutto queste armi chimiche non sono state ancora verificate, né nella loro qualità né nel merito di quali sono state adoperate. In secondo luogo non si sa con assoluta certezza nemmeno chi le abbia usate.

Ma ci sono stati due anni di massacri quotidiani in Siria…
A seguito dell’ultimo biennio è quasi ironica tale improvvisa sollevazione mondiale, perché mentre alcune decine di persone sono state uccise con armi non convenzionali, decine di migliaia invece sono perite sotto armi convenzionali.

Qual è il ruolo degli altri Paesi arabi?
L’Iran non fa certo parte di quell’alleanza e sta lì. La vera questione riguarda l’Occidente, che ha avuto due anni di tempo per approntare contromisure o immaginare un governo alternativo per costruire alleanze, oltre che per debellare gli inserimenti jihadisti all’interno dell’opposizione. Non ha fatto assolutamente nulla e ora, sdentato, pretende di dare un morso al governo di Assad, sapendo che non è in grado di controllare un eventuale dopo-Assad. É l’ennesimo capitolo di un declino occidentale legato al governo di Obama che non è in grado di guardare al futuro. Bush ha commesso molti errori, sia chiaro, ma disponeva di un ideale politico: la costruzione della democrazia attraverso l’intervento militare.

Ci è riuscito?
Non ha ottenuto grandi risultati, però quantomeno era frutto di una strategia politica che Obama non ha. Per cui si arrende al fatto compiuto.

Ma con il veto di Cina e Russia come potrà l’Onu avvallare un attacco? E l’Europa in quel caso che farà?
Intanto credo sia utile lavorare per superare le resistenze di Mosca, che probabilmente hanno uno spiraglio, e di Pechino che invece vedo più difficili. Ma il problema di fondo è che generalmente si interviene militarmente se si conosce chi è nemico e chi è amico. Proporre dopo l’uso delle armi i massacri dei nemici di Assad come soluzione non è una scelta politica. Si mostrano i muscoli oggi perché alla fine non si hanno grandi idee nel cervello. E non va bene.

twitter@FDepalo

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