Costo del lavoro tra i più alti in Europa, forte resistenza al cambiamento, alla riconversione e alla riqualificazione professionale, personale culturalmente distante dalle nuove esigenze, addetti in eccedenza, progressiva insostenibilità degli oneri del Fondo esuberi.
Sono alcuni dei punti clou con cui l’ABI analizza la condizione di lavoro nel sistema bancario italiano: con i morsi della crisi e le mancate riforme, ecco che secondo l’Associazione dei bancari c’è il rischio di ulteriori esuberi nel settore. Sostanzialmente l’industria bancaria non riesce più a realizzare utili in Italia, senza contare che la maggioranza degli analisti concorda nel prevedere un peggioramento per lo stato di salute dell’Italia, con conseguenze oggettive sul tessuto occupazionale. E mentre in un apposito dossier la Fisac-Cgil critica indirettamente la scelta dell’ABi di disdire i contratti nazionali, l’associazione illustra dati e trend in un rapporto consegnato alle organizzazioni sindacali.
Stato dell’industria bancaria
Non solo la crisi economica, ma anche altri fattori di costo e rigidità del settore creditizio sono alla base delle difficoltà dell’industria bancaria. Solo due mesi fa il FMI nel “World Economic Outlook” ha tagliato al ribasso le stime di crescita dell’Italia per quest’anno e l’OCSE ha confermato che la ripresa del sistema Italia non potrà realizzarsi senza l’attuazione delle principali riforme strutturali già programmate. Anche il Governatore della Banca d’Italia nelle Considerazioni finali all’Assemblea Bankitalia ha sottolineato che “In Italia la debole ripresa seguita alla crisi finanziaria globale si è interrotta nella seconda metà del 2011; si è innescato un circolo vizioso tra le condizioni del debito pubblico, delle banche e del credito, dell’economia reale”. Lo scorso anno l’attività economica si è contratta del 2,4% e anche quest’anno si chiuderà con un forte calo dell’attività produttiva e dell’occupazione.
Fattori di crisi
Redditività e produttività appaiono in declino a causa della crisi che ha condotto il Paese in uno stato di recessione particolarmente grave. Si prenda il Pil che risulta in contrazione a partire dal terzo trimestre del 2011. Terreno fertile per una caduta netta di redditività molto significativa. Numerosi sono gli elementi strutturali che non fanno ben sperare, come le tendenze in tutto il continente alla centralizzazione dei back office con la conseguente e graduale riduzione dell’operatività delle reti fisiche. Anticamera di un’eccedenza di addetti, con una vita media lavorativa che si è nel frattempo allungata anche per effetto della riforma delle pensioni. Proprio la riforma pensionistica, innalzando progressivamente l’età pensionabile, di fatto aumenta gli anni di permanenza sul posto di lavoro, spesso in danno di nuova forza lavoro.
Le imprese
Ed ecco che le imprese si vedranno costrette a immaginare soluzioni sostenibili, ovvero a intervenire sui lavoratori, considerate le nuove necessità di riorganizzazione. Il personale al momento anche per effetto della contrattazione aziendale, si trova nei livelli inquadramentali più elevati, a ciò si aggiunga la marcata resistenza al cambiamento, alla riconversione e alla riqualificazione professionale, che sono divenuti, invece, ormai imprescindibili. Secondo l’ABI il personale appare “culturalmente distante dalle nuove esigenze”, oltre al fatto che il costo del lavoro nelle banche italiane è superiore alla media europea.
Mancata riforma
La riforma del mercato del lavoro dello scorso anno non ha sanato le criticità alla voce flessibilità e meccanismi di uscita, anzi, ha di fatto ignorato le istanze dell’ABI sui licenziamenti collettivi e sulla solidarietà generazionale, si lamentano i banchieri capitanati da Antonio Patuelli. Per questo i bancari chiedono che, prima ancora di intervenire sul ccnl, le aziende siano sostenute nell’esigenza di rivedere i contenuti della contrattazione di secondo livello.
Numeri dell’eccedenza
Numerosi i gruppi bancari che accusano problemi di eccedenza: secondo il report dell’ABI dal 2000 ad oggi sono transitati per il Fondo di solidarietà circa 48.000 lavoratori; attualmente il Fondo stesso eroga assegni straordinari a circa 15.000 persone. Ma esiste per il futuro il rischio di ulteriori esuberi in quanto, ed è la motivazione preponderante, risultati economici delle banche continuano comunque a registrare redditività e produttività in declino.
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