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Alibaba snobba Hong Kong e punta su New York

La sfida fra la Borsa di New York e quella di Hong Kong per ospitare la quotazione di Alibaba, uno dei più grandi portali di e-commerce del mondo con una Ipo che valuterebbe la società intorno ai 60 miliardi di dollari, è giunta a un bivio.

Il portale punta da qualche tempo alla quotazione sul mercato di Hong Kong, ma indiscrezioni di stampa dell’agenzia Reuters e di Bloomberg già nelle scorse settimane parlavano di richieste particolari da parte del management a tutela dell’attuale gestione della società.

Per Alibaba i patti con Hong Kong erano chiari fin dall’inizio e adesso il portale sarebbe pronto a passare al piano b, puntando a New York, se la dirigenza non potrà nominare la maggioranza dei consiglieri di amministrazione, secondo quanto riferiscono persone vicine alla società al Financial Times.

Le richieste
L’azienda fondata nel 1999 sotto il dominio di Alibaba.com da Jack Ma (nome cinese Ma Yun, 马云 che attualmente detiene il 7,4% e non è più ufficialmente alla guida operativa della società di Hangzhou dalla fine dello scorso anno) è gestita da un gruppo di 20 dirigenti che detengono poco più del 10% del portale mentre il resto delle azioni è in mano alla società di telecomunicazioni giapponese SoftBank, Yahoo degli Stati Uniti, e da una serie di private equity e fondi sovrani.

Le richieste messe in piazza dal management prevedono che una maggioranza di oltre 20 amministratori e azionisti possa nominare la maggioranza del consiglio di amministrazione mantenendo nelle mani del fondatore Jack Ma e del management da lui selezionato il controllo della società. La creazione di diverse classi di azioni garantirebbe così il controllo da parte degli azionisti con quote di capitale inferiore alla maggioranza. Possibilità sinora negata a chi si quota a Hong Kong ma consentita invece a chi sceglie Dow Jones o Nasdaq.

I numeri
Con circa 24mila persone impiegate in 70 città sparse tra Cina, Giappone, Corea, Gran Bretagna e Usa Alibaba oggi è un vero e proprio colosso nel settore in forte espansione dell’e-commerce che secondo l’ultimo studio di Bain & Company  vedrà quest’anno la Cina superare gli Stati Uniti.

Con oltre 130 miliardi di euro, Alibaba l’anno scorso ha fatturato più di eBay e Amazon messi insieme per poi chiudere il secondo trimestre con un utile netto di 669 milioni di dollari e un fatturato di 1,4 miliardi.

Alibaba.com ha fatto il suo esordio in borsa nel 2007 in quella che è conosciuta come la seconda web Ipo di tutti i tempi (ha incassato1,7 miliardi di dollari contro gli 1,8 di Google, sbarcato a Wall Street nel 2004). Quotata fino allo scorso anno, ha effettuato il delisting tramite l’acquisto di azioni proprie da Yahoo per 7,1 miliardi di dollari, iniziativa resa possibile per Credit Suisse, mentre Morgan Stanley si occupò dell’Ipo del 2007, istituti entrambi indiziati di potere assistere Alibaba nel processo che la dovrebbe riportare in borsa.

La stretta su Hong Kong 

Alibaba non ha al momento presentato nessuna richiesta ufficiale, ma pare ci sia stato un incontro informale tra i consulenti della società e i membri del Comitato di Hong Kong, che a questo punto, rischia di perdersi una bella occasione.

Hong Kong è visto come la sede naturale per una delle più grandi aziende private cinesi e sarebbe una grande delusione per molti vedere uno dei grandi successi del Paese sbarcare nel mercato azionario degli Stati Uniti. “C’è una discussione in corso – ha detto al Ft la fonte interna – vorremmo restare su Hong Kong, ma se non ci saranno le condizioni giuste New York rimane una valida opzione”.

“Se il Comitato di quotazione di Hong Kong non si muove se ne andranno altrove”, conclude l’informatore al Ft.


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