Sembrava che i giochi fossero fatti. Dopo la condanna definitiva, il destino del Cav. e del centrodestra appariva segnato. Invece, mai dire mai.
Ad aprire la fronda nel PD ci ha pensato il calibro di Luciano Violante. L’ex presidente della Camera è intervenuto sulle pagine del Corriere aprendo giorni fa un dubbio di coscienza e una serrata discussione. Ieri sull’Unità ha chiarito che “sarebbe lesivo della legalità e dell’uguaglianza tanto riconoscere a Berlusconi trattamenti di favore quanto negargli i diritti che le leggi gli garantiscono”.
Come dire: non riconoscere anche al nemico storico i suoi diritti fondamentali è un boomerang in grado di detonare nel cuore stesso della democrazia, vanificando la strategia del terrore che ha mosso la sinistra da vent’anni al giustizialismo. Ad aggravare ulteriormente la questione ci ha pensato un gruppo di senatori del Pd che con una lettera aperta ha invitato favorevoli e contrari del partito a discutere oggi sul tema a Torino. Nulla avviene a caso. Anche perché un eventuale pronunciamento della Giunta sulla decadenza, prima che la Corte d’Appello stabilisca l’interdizione di Berlusconi, sarebbe un colpo mortale a Enrico Letta e all’esecutivo. Non stupisce, pertanto, che i renziani siano intransigenti e poco disponibili a negoziare. Perché per tutelare l’esecutivo, bisogna evitare gli sciacallaggi, lasciando ogni responsabilità alla sola Magistratura e agli organi “imparziali”.
Il dibattito rivela profonde divisioni. Testimonia l’imbarazzo che attraversa intimamente l’anti berlusconismo. Dopo aver lottato per distruggere il pericolo morale, ecco che arrivano i dubbi morali. A generarli adesso è l’impatto che la vicenda avrà sull’elettorato.
Un adultero, d’altronde, non è tale fin quando non è beccato in flagrante. E tutta la sinistra, paradossalmente, oggi si sente smascherata e sta sulla difensiva. Sfidare un avversario politico è legittimo. Sbatterlo fuori dal ring, impedisce invece di vincere con onore. Viene di chiedersi, alla fine, se nel marasma generale è possibile ancora distinguere la Magistratura dalla sinistra.