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Calcio: la “torta” dei diritti tv fa gola a troppi e le “imboscate” mediatiche in atto

In Italia c’è un sport al massacro perfino più popolare del calcio giocato: è la “macchina del fango”. Fino ad oggi è stata appannaggio esclusivo del mondo della politica, nelle sue declinazioni collegate alla storia infinita di dispetti tra centrosinistra e centrodestra. E’ un gioco certosino, portato avanti da professionisti, non da dilettanti. Sarebbe un errore pensare il contrario, perché si potrebbe essere portati a ritenere che tutto nasca quasi per caso o per sbaglio. E’ proprio l’esatto opposto. E’ tutto studiato a tavolino da mani certe volte neppure “ignote”.

Adesso questa macchina del fango sta entrando, di diritto, anche nel mondo del calcio. L’occasione ghiotta è la”torta” dei diritti tv. Fino al prossimo 30 giugno 2016, attraverso un contratto di esclusiva tra Lega calcio (LNP) e l’advisor Infront, il calcio italiano dorme sonni tranquilli. Si parla di oltre un miliardo di euro (solo in Premier league, tra diritti domestici ed esteri, i club incassano di più). Un contratto che è stato prolungato nel tempo, e comunque a seguito di una “gara pubblica” (questo sì è bene ricordarlo), dove, al tempo, hanno partecipato ben 12 concorrenti (di profilo nazionale ed internazionale).

Parliamo, quindi, di una gara regolarmente condotta e vinta dal gruppo Infront, che ha offerto maggiori garanzie alla Lega, e, quindi, ai 20 club che fanno parte di questa cosiddetta “Confindustria del calcio”, rispetto ad altri competitor.

L’accordo, poi, è stato firmato da tutti i presidenti delle società della massima serie (inclusi Inter FC e Juventus FC, oggi a capo di una cordata, che vorrebbe modificare i termini di questo contratto, non si capisce per quali ragioni, e, soprattutto, senza fornire alcuna indicazione su di una offerta alternativa).

Infront, pertanto, si è impegnata contrattualmente con la Lega (e quindi con i 20 club di A) e ad oggi (ma anche nel futuro) ha sempre garantito il pagamento puntuale delle diverse tranche collegate al contratto di consulenza in oggetto. E’ bene ricordare che questo impegno è stato fissato oltre 2 anni fa, quando ancora non si sapeva che si sarebbe entrati nella crisi economica più “nera” del nostro Paese.

Oltre a ciò non esiste attualmente in Europa, se non a livello mondiale, una struttura più attrezzata economicamente e a livello relazionale del gruppo Infront sul tema dell’intermediazione dei tv-rights di eventi sportivi (a partire dal calcio, ma senza dimenticare gli sport invernali).
Non solo non c’è, ma è difficile che possa nascere nell’arco del prossimo triennio.

Alcuni giorni fa leggo sui giornali che sette club guidati dalla Juventus ed Inter (e con all’interno anche il Sassuolo, che, per la cronaca, non ha all’attivo nemmeno 5 partite nella massima serie) vorrebbero dalla Lega una nuova gara, un nuovo bando e un nuovo soggetto (advisor) che possa aiutarli a guadagnare di più. Non si capisce perchè, visto che c’è un contratto in esclusiva, regolare e ,soprattutto, altamente profittevole per tutti i club della massima serie.

Peccato che nella loro “ignoranza” tecnica (nel senso che “non sanno”) i club non si sono accorti che il mercato italiano è già collegato al leader del mercato mondiale nell’intermediazione dei diritti audiovisivi. Una conferma dell’assoluta mancanza di aggiornamento tecnico della stragrande maggioranza dei top manager tricolori del calcio.

Leggendo l’articolo ho sorriso. Ho immaginato che fosse la boutade di mezza estate, prima della ripartenza del campionato. Ma già in alcuni articoli ho notato una sottile punta di “gelosia”, così come spesso avviene anche a scuola quando ti trovi di fronte il più bravo della classe e lo puoi cercare di fermare solo con la cattiveria e l’inganno. E puntale è arrivata la cattiveria, l’inganno, la “macchina del fango”.

E’ bastata spostarla con la grazia di un sapiente driver dalla politica allo sport, per tentare di ottenere (almeno sulla carta, anzi carta stampata) quel clima di sfiducia necessario per generare nuove condizioni di mercato.

L’articolo di oggi su LA REPUBBLICA è pazzesco: tra le colpe del presidente di Infront ci sarebbe, perfino, quella di essere conoscente di Adriano Galliani (come se tenere delle buone relazioni commerciali sia una colpa) e magari tifare (in quanto appassionato di football) uno dei 20 club della massima serie. Ma, poi, siccome il lettore medio è sempre colpito dalle belle donne, ecco uscire dal cilindro targato Repubblica una incredibile storia di consulenze a peso d’oro nei confronti di una bellissima show-girl che sarebbe stata (a sentire il più accreditato quotidiano generalista italiano) consulente di Infront.

Premesso che una società privata (con capitali interamente privati) può decidere di legarsi a chiunque ritenga utile (sia a livello maschile che femminile), nello specifico il presunto “scoop” de La Repubblica è stato prontamente smentito questa mattina con un comunicato ufficiale dello stesso gruppo Infront.

Qual è la conclusione di questa storia? Molto semplice: alla mano/mente “ignota”, che ha deciso di scatenare questa “crociata” senza senso possiamo soltanto dire che non è così che ci si comporta in un Paese che dovrebbe, piuttosto, sognare, un giorno, di presentarsi (anche attraverso il calcio, una delle sue più importanti industrie) con una visione “liberale” e “liberista”. I contratti, comunque, quando vengono sottoscritti devono essere rispettati da una parte e dall’altra. Questo, da sempre, è il principio base di qualsiasi società di diritto (parliamo chiaramente dell’Italia), che punti almeno ad apparire tale.

Spero soltanto che queste “boutade” finiscano in tempi brevi e si riconosca ad Infront di essere oggi il “driver” più importante del calcio italiano, perché visti i bilanci di molti club, le dirigenze dovrebbero pensare più a generare ricavi internamente che andare a gettare l’occhio nel giardino del vicino, e magari ad invidiarlo, perché sa coordinare, da decenni, un lavoro (quello della vendita dei diritti tv calcistici), che i club da soli non sarebbero capaci di fare.

E’ indiscutibile, infatti, che dopo l’adozione della vendita collettiva/centralizzata dei diritti audiovisivi della serie A (in Italia e all’estero) questi ultimi siano sempre cresciuti, anche in un periodo come questo, dove il 20% dei club non è riuscito neppure a vendere lo sponsor di maglia (ovvero il format più interessante a livello commerciale). E questi stessi club dovrebbero da soli, o attraverso un altro advisor, (che tra l’altro non esiste), incassare molto di più?

Credo, e concludo, che nel calcio italiano, dal nord al sud, passando per il centro, molti debbano fare un grande bagno di umiltà, perché, forse, non si sono accorti che ogni euro incassato, fino ad oggi, dalla torta dei diritti tv non arriva da sforzi o sudore proprio, ma dall’esperienza e specializzazione del gruppo Infront.


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