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Cipro, sei mesi dopo il prelievo forzoso vincono ancora i russi?

Nella bad bank di Cipro i conti di oltre 100mila euro, spesso con capitali di dubbia provenienza, sono stati alleggeriti del 47,5%. In cambio, i depositanti riceveranno azioni della banca. L’analisi non è di qualche commentatore dubbioso sulle mosse della troika, ma del presidente cipriota Nicos Anastasiades che certifica: “Hanno voluto sbarazzarsi dei russi, ma alla fine, consegnano la nostra più grande banca proprio alla Russia”. Cosa sta accadendo nell’isola che lo scorso febbraio ha terremotato Unione Europea e istituti bancari di mezzo mondo a sei mesi dal memorandum della troika?

Pollice in su
Innanzitutto c’è il via libera alla prima tranche dell’aiuto finanziario da 10 miliardi di euro promesso a marzo dal Fondo Monetario Internazionale e dai partner della zona euro. Nicosia riceverà 84.700.000 € dall’organizzazione di Washington. Un importo che va aggiunto al miliardo e mezzo erogato tre giorni fa al termine della riunione dei ministri delle finanze dell’Unione monetaria a Vilnius. Gongola il numero uno del Fmi, Christine Lagarde: “Le autorità cipriote hanno fatto progressi lodevoli nell’attuazione delle politiche di stabilizzazione a breve termine”.

Via crucis
Stando ai desiderata della troika la concessione dei denari in prestito sul modello greco, è stata subordinata a una serie di criteri prescritti nel memorandum che contengono anche altro oltre al tanto sbandierato taglio dei conti correnti. E’ prevista ad esempio la ricapitalizzazione delle due più grandi banche, Banca di Cipro e Laiki Bank, effettuata senza ricorrere ai fondi pubblici. Un esercizio delicato che comporta la costituzione di una soluzione unica nella zona euro per pagare il dovuto ai depositanti della banca. Fino a questo momento la Lagarde si è in qualche modo assicurata la direzione delle operazioni a Cipro, a differenza della crisi in Grecia dove il timone è in mano non a un solo soggetto ma al triumvirato formato dai rappresentanti di Fmi, Ue e Bce. E che ha fatto in passato sorgere diatribe proprio sul modus operandi e sulla bontà dei conti reali del buco greco. Lagarde, per rafforzare il proprio ruolo, ha sottolineato più volte che le restrizioni alla circolazione dei capitali in atto per impedire la fuga di capitali, possono essere progressivamente abbandonate. Come a voler rassicurare cittadini e investitori, convincendoli del fatto che il peggio sia definitivamente alle spalle.

Tabella di marcia
Di contro il capo del Fmi annuncia senza mezzi termini che nessuno slittamento sarà tollerabile. E per monitorare il corretto svolgimento delle operazioni, il Fondo monetario internazionale ha inviato sull’isola l’italiano Vincenzo Guzzo, un passato nell’investment banking di Lehman Brothers, per vigilare da vicino sull’esecuzione dei compiti a casa. In sostanza, è il ragionamento che stanno facendo molti osservatori internazionali, il Fmi vuole evitare gli errori di gestione commessi in Grecia. Ma come riparte Cipro?

Qui Nicosia
Si tratta di una vera e propria boccata di aria fresca, dopo sei mesi in cui si era temuto il peggio per l’isola e per il continente intero (gli scettici vedano alla voce “contagio da piigs”). Ora l’economia deve praticamente reinventarsi. Incoraggiante lo status dell’isola di “business friendly” , ovvero una sorta di piattaforma aperta, con ad esempio i cittadini che parlano correntemente l’inglese, la storica predisposizione a scambi internazionali, le riserve di idrocarburi potenzialmente promettenti anche se per lo sfruttamento completo del gas offshore scoperto ci vorrà del tempo. Per ora si registra il successo della prima fiammella accesa nella ZEE con la soddisfazione del dipartimento dell’Energia dell’isola. Positivo il primo test di produzione in cui si è acceso il gas prodotto dal giacimento Afrodite situato all’interno del Blocco 12 della ZEE. Si tratta di riserve situate in sei zone con licenza nella cipriota ZEE, corrispondenti a 1,1 trilioni di metri cubi.

I meno
Ma accanto ai possibili sviluppi legati agli investimenti sul gas, a seguito dell’accordo siglato tra Nicosia e Tel Aviv lo scorso ottobre, spiccano i dati negativi relativi all’occupazione: la disoccupazione è in aumento e l’economia precipita. Secondo la Commissione europea, il PIL cadrà dell’8,7% quest’anno e del 3,9% nel 2014. Uno scenario ritenuto troppo “ottimistico” da alcuni economisti.

twitter@FDepalo

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