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Il prezzo della vita umana nelle considerazioni di politica sanitaria

sanità

Mentre il Parlamento e il Governo Italiano dibattevano sull’opportunità di finanziare una terapia non solo inutile ma dannosa, priva di ogni base scientifica documentata, una via di mezzo tra la stregoneria e la truffa, in Gran Bretagna considerazioni puramente economiche hanno impedito di introdurre nel programma sanitario il vaccino contro una forma di infezione da meningococco.

Come ci ricorda John J. Mekalanos, Professore di Microbiologia e di Genetica Moleculare alla Harvard Medical School in un suo Editoriale su Science (http://stm.sciencemag.org/content/5/204/204ed16.full), spesso ci dimentichiamo di come era il mondo prima dell’introduzione dei vaccini. Ma basta collegarsi a “Google immagini” per scoprire qual era il prezzo in termini di vite e sofferenze umane prima che iniziassero le campagne di vaccinazione e immunizzazione. E forse molte delle persone che oggi prendono posizione contro le vaccinazioni farebbero bene a collegarsi.

Il 24 luglio 2013, JCVI, il comitato Britannico per la vaccinazione e l’immunizzazione, ha scelto di non raccomandare l’uso in Gran Bretagna un vaccino chiamato 4CMenB della Novartis già autorizzato in Europa che dovrebbe proteggere da una forma altamente infettiva di malattia da meningococco. Malattia che ha colpito circa 10.000 persone nella sola Gran Bretagna negli ultimi dieci anni, causando circa 500 morti e 5000 disabili a lungo termine con danni cerebrali e amputazioni degli arti. Il costo umano di questa malattia è ancora più alto nei paesi in via di sviluppo.

Il vaccino è sicuro, ma il comitato ha fatto la sua scelta basandosi su considerazioni “costo – efficacia” e sulla difficoltà di disegnare studi clinici adeguati per determinare la capacità del vaccino di proteggere specificamente contro l’infezione da questo tipo di meningococco. Questo a causa della bassa incidenza della malattia nei paesi occidentali.

In altre parole il costo in termini di giovani vite umane perse e di disabilità sarebbe inferiore a quello necessario per fare una campagna di vaccinazione anche nel caso che il vaccino venisse fornito gratuitamente dalla Novartis.

Secondo il Prof. Mekalanos, con questa decisione vengono introdotte considerazioni di politica sanitaria che minano alla base il principio secondo il quale bisogna sviluppare e distribuire vaccini per prevenire la morte e alleviare la sofferenza umana indipendentemente da considerazioni sui costi connessi. Applicare questo principio può rappresentare un problema sia la salute dei cittadini che per il settore industriale coinvolto nello sviluppo e produzione dei vaccini. In prospettiva può rappresentare un precedente pericoloso che rischia di mettere in forse l’assistenza sanitaria di una serie di altre malattie come quelle dell’invecchiamento o dei malati terminali di tumore.

Anni fa gli antibiotici avevano portato alla convinzione che si potesse arrivare in breve all’eradicazione delle malattie infettive. Oggi è chiaro che non è così, anche a causa dello sviluppo di ceppi batterici resistenti agli antibiotici. I vaccini potrebbero essere in futuro una risposta efficace a questo tipo di problemi.

Ci sono voluti 17 anni per lo sviluppo di questo vaccino che è stato approvato in Europa dalle agenzie di regolamentazione analoghe sanitarie. Decisioni politiche come quella di JCVI sul vaccino 4CMenB, o del Parlamento Italiano sulla sperimentazione animale in Italia, mandano messaggi negativi alle industrie che operano nel campo della salute.


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