Sono biondi, svedesi, parlano con un tono di voce gentile e sono rispettivamente il quarto e il quinto amministratore delegato nominati in settant’anni di storia di Ikea, il più forte retailer al mondo di mobili e arredamento.
Ma tra Mikael Ohlsson’s e Peter Agnefjäll è più facile parlare di differenze.
La nomina di Agnefjäll, apprendista a Ikea fin dal 1995 e poi assistente del fondatore Ingvar Kamprad, riporta nella casa madre l’antica tendenza degli amministratori delegati.
Buon senso
La prima regola del nuovo arrivato è stata il buon senso. Nella sua prima intervista da amministratore delegato al Financial Times, Peter Agnefjäll ristabilisce l’ordine delle priorità per l’azienda che l’anno scorso ha registrato un fatturato di 27 miliardi di dollari.
“Credo davvero che la semplicità e il buon senso siano fondamentali per continuare il successo di Ikea. Finora non ho mai visto una regola migliore del buon senso”, ha dichiarato al Financial Times.
Gli scandali
Il breve mandato di 4 attro anni di Ohlsson, che rimane l’unica eccezione per gli standard della società, è stato segnato da scandali in Russia per corruzione e accuse di spionaggio su clienti e lavoratori in Francia oltre che da una ricerca del profitto lontana all’azienda verso cui Agnefjäll si mostra estremamente cauto ridimensionandone le mira espansionistiche. Ohlsson aveva promesso di tagliare il nastro di 20-25 negozi all’anno da qui al 2020 mentre il nuovo amministratore delegato conta di aggiungere solamente 5 nuovi store.
I timori di Kamprad
Gli obiettivi ambiziosi di Ohlsson avevano portato perfino l’87enne Kamprad a esprimere il suo dissenso. In Svezia la parsimonia è una virtù e il fondatore teme che i valori morali condivisi tra i dipendenti possano essere danneggiati da una troppo rapida espansione in Paesi come come l’India e la Cina. Qui il capitalismo svedese sta realizzando qualcosa che il comunismo cinese non ha mai sperimentato prima: stile, qualità e prezzi bassi mentre in India il piano di investimenti da 1,2 miliardi di euro in 10 anni prevede lo sbarco in quattro Stati (Haryana, Andra Pradesh, Maharashtra e Karnataka) in cui nasceranno altrettanti negozi.
Un nuovo/vecchio focus
Da buon discepolo adesso è lo stesso Agnefjäll a non riconoscersi nel target fissato e a spostare piuttosto l’enfasi sul miglioramento dei 300 negozi Ikea esistenti sperando di aumentare le vendite del 10 per cento e di portare le entrate annuali a € 50 miliardi entro il 2020.