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Il Muos non fa male e verrà monitorato. Ecco le conclusioni dello studio Iss

Il Muos, il radar Usa e Nato in costruzione in Sicilia, non ha alcun impatto negativo sulla salute della popolazione, ma sarò opportuno riporvi “particolare attenzione e cautela” e realizzaare un “sistema di sorveglianza epidemiologica dello stato di salute delle persone residenti a Niscemi” al fine di “poter rilevare eventuali variazioni di frequenza di patologie e di fornire dati tempestivi alla popolazione residente“.

È quanto raccomanda l’Istituto superiore di sanità (Iss) nelle conclusioni dello studio sul sistema di comunicazioni satellitari per fini militari, oggetto di diverse polemiche.

TUTTI I PASSI VERSO L’OPERA
Solo poche settimane fa, dopo un tira e molla durato mesi, il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta ha revocato lo stop ai lavori al radar Usa. La scelta è arrivata proprio dopo che vennero resi noti i risultati dello studio dell’Iss, che dichiarava in modo definitivo che le emissioni del sistema di comunicazione non fanno male.
Ad infiammare le proteste nei mesi scorsi ci aveva pensato un movimento organizzato, il No-Muos, che ha trovato sponda politica nel Movimento 5 Stelle e, all’inizio, anche nel governatore siciliano. Le proteste hanno spinto a chiedere uno stop temporaneo del progetto, avvenuto l’11 aprile 2013. Dopo una sentenza del Tar di Palermo, che chiedeva di integrare la documentazione del radar per sancirne la non insalubrità, ecco la svolta dello studio dell’Iss.
La notizia ha convinto il presidente Crocetta a tornare sui suoi passi, consentendo così di terminare la realizzazione del sistema di comunicazione.

LO STUDIO DELL’ISS
Una promozione, dunque, ma con la consapevolezza che lo studio in questione – condotto in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità e l’Ispra e richiesto dal ministero della Salute – è solo un primo passo verso una verifica completa della non nocività del radar.

Al centro del dossier c’è la valutazione delle esposizioni della popolazione ai campi elettromagnetici collegati all’installazione delle nuove antenne nella zona. A questo proposito l’Iss premette che “in merito all’esposizione ai campi elettromagnetici e al profilo di salute, nella letteratura internazionale non esistono studi che abbiano fornito evidenze sufficienti per pronunciarsi in modo positivo o negativo sugli effetti sulla salute“.
Il radar di Niscemi va infatti a sommarsi ai tre già esistenti di cui due negli Stati Uniti e uno in Australia, non forieri per il momento di problemi tecnici o sanitari.

UN MONITORAGGIO CONTINUO
L’Iss sottolinea, comunque, che la situazione va tenuta sotto stretto controllo, soprattutto in campo pediatrico, ma che “non sono inoltre prevedibili rischi dovuti agli effetti noti dei campi elettromagnetici, e anche nell’ipotesi poco probabile di un puntamento delle antenne paraboliche a livello del terreno, o comunque nella direzione di persone che potrebbero essere esposte al fascio principale – rileva – si ritiene che tali rischi possano essere considerati trascurabili“, come testimoniato anche dagli studi dell’esperto John D. Oetting, professore della Johns Hopkins University.

Non si temono nemmeno “interferenze su apparecchiature elettromedicali e dispositivi medici impiantabili attivi“, o, come temevano alcuni sui sistemi di comunicazione dei vicini aeroporti.

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