Tra poche ore partirà lo sport italiano per eccellenza: “Roma2024, sì o no”. Come al solito ci divideremo in detrattori e promotori di una candidatura olimpica (con il rischio tra l’altro che anche la city di Milano voglia comunque metterci bocca). Siamo italiani, mi stupirei del contrario. Come ha detto giustamente il presidente del CONI, Giovanni Malagò, è “prematuro” parlarne. Noi di Sporteconomy riproponiamo un editoriale che scrivemmo nel 2011, prima che si arrivasse al “NO” di Mario Monti (sarà interessante sapere, per esempio, cosa ne pensa l’ex premier su questo tema a distanza di due anno). All’epoca a favore del NO a Roma2020 (ma non per dispetto, ma per analisi concreta della realtà) c’erano solo tre soggetti: Pietro Mennea, Marcel Vulpis (direttore Sporteconomy) e il premier Mario Monti. C’era una crisi che stava per diventare terribile e così è stato (siamo ancora l’unico grande paese europeo a non essere usciti dal tunnel della stagnazione). Avevamo, purtroppo, ragione e meglio è stato che abbia vinto un popolo e un governo che per “tenacia” e competenza meritano questa vittoria.
Non siamo ancora usciti dalla crisi (anche se Saccomanni parla di “ripresina”, che vede però solo lui), ma di fronte ad un orizzonte temporale così vasto (2024) sarebbe assurdo pensare ad altri 11 anni di depressione economica. Vorrebbe dire, se così fosse, che non esisterebbe proprio l’Italia, se dovesse continuare questa morsa per più di due lustri.
Solo un monito però lanciamo (e in questo credo che Mennea ci avrebbe sicuramente seguito, conoscendo il suo modo di pensare): “O c’è un governo forte che appoggia con garanzie reali la candidatura italiana o non andiamo a fare pagliacciate in giro per il mondo. Di pagliacciate siamo fin troppo stanchi. Quindi, sì, ma con la copertura governativa a livello economico. E non apriamo comitati promotori tanto per fare qualcosa, i fasti negativi di quello di ROMA2020 ancora si vedono e si toccano“. Su questo rifletta Malagò (CONI), il sindaco di Roma Ignazio Marino e soprattutto il presente e futuro governo (perchè è tutto da sciogliere il nodo gordiano della decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi, che può scatenare un terremoto politico di non facile lettura). Aspettiamo e vediamo. Concordo con Malagò: “E’ prematuro parlarne“.