La stampa strumentalizza, ma il Papa le ha dato una mano: è l’opinione del tradizionalista Roberto De Mattei, docente di Storia Moderna e Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma, fino al 2011 vice-presidente del Cnr. De Mattei dirige le riviste “Radici Cristiane”, “Nova Historica” e l’agenzia di informazione “Corrispondenza Romana” e affida a Formiche.net la sua personale lettura del primo semestre papale, sulla cui strategia comunicativa esprime forti riserve.
Come vive un “cattolico senza compromessi”, come lei si definisce, le aperture di Papa Francesco a gay e divorziati?
La mia opinione è che ci sia stata una forte strumentalizzazione delle parole del Pontefice, nel senso che io non vedo questa così grande apertura. Almeno dal punto di vista della dottrina, anche perché lo stesso Papa Francesco ha ribadito che le sue posizioni su questi temi non sono diverse da quelle del Catechismo.
Che analisi fa dell’intervista-manifesto di Bergoglio a Civiltà Cattolica?
Proprio perché il Papa ha ribadito che dal punto di vista dottrinale intende porsi in continuità con l’insegnamento della Chiesa e non intende affermare novità dottrinali, ecco che il piano su cui si pone con questa intervista è di natura pastorale, o strategico: vale a dire che ciò che propone non è una nuova dottrina, ma un nuovo metodo di approcciarsi a questi problemi.
Con quali riverberi?
Nel momento in cui Bergoglio, per sua stessa ammissione, si sposta dal piano dottrinale in cui nulla innova a quello della strategia comunicativa, è lecito per ogni cattolico discutere questo suo approccio. E sotto questo aspetto a mio parere si tratta di un approccio infelice, perché rende possibile una strumentalizzazione delle sue parole. Ma responsabile della strumentalizzazione non è solo la stampa che, se vogliamo, fa il suo mestiere bensì chi la rende possibile con un linguaggio su alcuni punti assolutamente ambiguo.
Qual è il risultato di questo nuovo linguaggio?
Credo possa essere molto pericoloso, perché chi domina il mondo della comunicazione non è il Papa, né tantomeno lo sono i cattolici, ma lobby e potentati laicisti in grado di farne un uso distorto. Personalmente ho una posizione di forte riserva nei confronti della strategia comunicativa del Papa.
Ha ragione Il Foglio di Ferrara a osservare come i principi non negoziabili siano ormai ridotti a lettera morta allora?
Mi sembra eccessivo, si tratta di principi che per loro natura possono conoscere momenti di eclissi. Però mi sembra che il Papa abbia detto, senza negarli, che privilegia altri punti nella sua comunicazione, partendo dal presupposto che il diritto alla vita e alla famiglia sono principi già noti. Ma il problema di fondo è che la posizione nel merito della Chiesa non è nota al grande pubblico e vi è grande confusione anche all’interno del mondo cattolico. Gli unici due Papi ad insistervi sono stati Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Bergoglio, pur ponendosi in continuità dottrinale con i suoi predecessori, credo voglia esprimere una discontinuità strategica.
Come valuta questa scelta?
Preferisco la precedente strategia comunicativa, ma naturalmente sarà il tempo a dirlo e l’albero si vedrà dai frutti che darà. Mi auguro che le conseguenze di questo approccio non siano devastanti.
E invece la lettera di Ratzinger a Odifreddi cos’è, un modo di puntare i paletti?
É una lettera che a mio parere aumenta la confusione in atto, perché pur ribadendo solidi principi, insinua l’idea che ci possono essere, seppur a livello di magistero privato, due fasi che contemporaneamente intervengono sulla medesima tribuna che in questo caso è quella di Repubblica. Avevo pensato, come molti, che Benedetto XVI intendesse ritirarsi dalla vita pubblica per abbracciare una vita di preghiera e silenzio, ciò non significa che sbagli in quanto la sua critica a Odifreddi è puntuale. Quindi non discuto il contenuto, ma ancora una volta esprimo delle riserve in termini di opportunità.
La riforma della Curia crede sia ormai irreversibile?
Non è ancora stata avviata, aspettiamo a giudicare. Per ora ci sono stati normali avvicendamenti, ma nessun segno di riforma. Ad ottobre il Papa si riunirà con quel gruppo di cardinali a cui ha affidato il compito di avanzargli delle proposte. Vedremo e giudicheremo nei prossimi mesi.
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