La scelta del “Papa degli ultimi” di indire il digiuno per la pace in Siria in una piazza San Pietro gremita, non è stata solo figlia di un gesto pulito con un ritorno di immagine imponente. Ma ha dato fiato al peso specifico di un modo innovativo e invasivo di creare consapevolezza comune. Papa Francesco ha riunito volti e anime che gli euroburocrati faticavano e faticano ancora a tenere insieme. Come se la Provvidenza avesse voluto comporre l’ultimo pezzo di un puzzle complicatissimo, dalla cui realizzazione dipendono i destini del Vecchio Continente.
Un Papa che potrebbe unire oltre le unioni già siglate da carte e trattati, che potrebbe stimolare coscienze e intenzioni di chi quel legame è chiamato a cementare e a diffondere. Ecco la frontiera (ulteriore) di gesti e parole. Per queste ragioni l’iniziativa degli eurodeputati del PPE Enzo Rivellini e Potito Salatto di assegnare il Premio Sakharov a Papa Francesco per la sua eccezionale attività non può che rappresentare una primizia, assoluta e incoraggiante.
Tra l’altro un primo risultato è stato già raggiunto: pare vi siano già formali garanzie del fatto che Papa Francesco sarà invitato ufficialmente al Parlamento europeo nel corso di una prossima sessione plenaria e per la prima volta nella storia dell’Ue. Per unire oltre le unioni.
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