Skip to main content

Perché difendo Saccomanni

Le considerazioni del ministro Fabrizio Saccomanni nell’intervista al Corriere della sera sono assolutamente condivisibili. In queste ultime ore si è riaperto uno scenario preoccupante sul piano dei conti pubblici che potrebbe ancora una volta richiedere politiche di risanamento destinate a ripercuotersi negativamente sull’economia reale che, secondo il rapporto del Centro Studi della Confindustria, comincia a dare timidi e precari segnali di ripresa.

Occorre, però, essere lucidi ed onesti nell’individuare le responsabilità di quanto sta avvenendo. A mettere in causa una fragile ripresa economica non sono soltanto i rischi di frantumazione del quadro politico, quanto piuttosto le scelte e le non scelte di politica economica che il governo è costretto a compiere per tener insieme la sua maggioranza. Nella legge di stabilità Letta è chiamato a dare una improbabile sistemazione a diverse questioni che non l’hanno ancora trovata (abolizione dell’Imu, aumento di un punto dell’Iva, esodati, rifinanziamento della cig in deroga, ecc.) e, nel contempo, ad affrontare le comuni richieste dei due maggiori partiti di maggioranza di revisione della riforma Fornero sulle pensioni.

Tutto ciò mentre si torna a stringere la vigilanza della Ue sulla linea di condotta dell’esecutivo, che potrebbe giocarsi  quei bonus economici attesi dopo la chiusura della procedura d’infrazione. Insomma, non si può chiedere a Saccomanni di fare i miracoli, diminuendo le entrate (la convergenza di Pd e Pdl sull’Iva è assai più significativa della lite sul caso Berlusconi) ed aumentando la spesa pubblica.

 

×

Iscriviti alla newsletter