Skip to main content

Perché Telefonica e Air France si pappano Telecom e Alitalia. La versione di Seminerio

Telefonica? “Ha fatto un affare con Telecom, ma nulla potrà sui debiti pregressi, nessuno si faccia illusioni”, ammonisce l’economista Mario Seminerio. L’animatore del blog Phastidio.net spiega a Formiche.net il “Risiko straccione” di questa partita e chi sono vincitori e vinti.

Banchieri e capitalisti italiani, da Telecom ad Alitalia: dopo il capitalismo relazionale che cosa rimane?
Ci resta una montagna di debito, progetti completamente falliti per mancanza di risorse investibili, e l’esito di aver sviluppato nel corso degli anni un capitalismo da debito attraverso le scatole cinesi: quest’ultima è la storia di Telecom Italia post privatizzazione. Ci resta inoltre un ruolo delle banche di sistema, che alla fine si è dimostrato insufficiente: in assenza di risorse molto imponenti è stato semplicemente quello di puntellare rapporti di forza interni al Paese. Purtroppo ben pochi hanno guardato fuori e tutta questa sorta di Risiko straccione è stato impostato unicamente su rapporti di forza interni. Poi la realtà ha bussato alla porta e sono arrivati gli schiaffoni.

Bernabè dice: “Saputo di Telefonica da comunicati stampa”. Chi sono i vincitori e i vinti di questa partita?
Telefonica fa un affare, ma dubito che abbia la volontà e soprattutto i quattrini per incidere sui 40 miliardi di debito finanziario lordo di Telecom Italia. A quel punto, anche se Bernabè ha fatto sapere che le condizioni sono propizie per un aumento di capitale, la verità invece è che non sono più o meno condizioni propizie di quanto lo fossero ieri o la settimana scorsa. É un tentativo abbastanza patetico di non essere costretto a dismettere tutte le attività sudamericane.

Un rischio da evitare?
Se si procedesse in quella direzione con l’unica finalità di abbattere le passività di Telecom, l’azienda italiana diverrebbe poca cosa, Telefonica ottemperebbe ai vincoli antitrust ma al contempo si toglierebbe dai piedi i concorrenti: con la conseguenza di dismissioni probabilmente depotenziate. Ma alla fine ne verrebbe danneggiato il gestore italiano.

Quindi Telefonica non investirà sul cablaggio della rete o sul 4G per le reti mobili?
Spero di essere smentito, ma Telefonica farebbe un intervento solo in chiave difensiva. Vedo piuttosto difficile una Telefonica che si mette a rilanciare in grande l’attività di Telecom Italia. Peraltro consideriamo che lo scorporo della rete è oggi cosa complicata: per via di un azionista di controllo vero e non di una scatola cinese con un patto di sindacato, perché le attività un tempo ad alto margine come quelle della telefonia mobile ormai non lo sono più, in quanto subiscono una forte pressione sui margini.

Cosa c’è nel destino di Telecom allora?
Il rischio di trovarsi con uno stock di debito che grava pesantemente, producendo danni e riducendo la società ad un guscio vuoto. E’ un passaggio di cui bisognerebbe essere assolutamente preoccupati e su cui occorre vigilare senza essere spettatori e basta.

Dalle nostre colonne l’economista Giuricin si è chiesto: “Ma come, si parla tanto di attrarre in Italia investimenti stranieri e poi quando succede ce ne lamentiamo?”
Lo stimo e lo considero un ottimo punto di riferimento. Ma la penso come una battuta-provocazione. Est modus in rebus: nei casi di Telecom e Alitalia non stiamo attirando investimenti esteri, ma interventi che si preannunciano modesti solo per togliere di mezzo concorrenti in fase di indebolimento. Difficile oggi vedere un rilancio e non è questo il tipo di investimento che auspicherei.

Ma è favorevole al capitale estero che fa shopping in Italia?
Non ho alcuna preclusione in un senso o nell’altro, solo per fare un nome ricordiamo che Enel controlla gli spagnoli di Endesa. Non serve fare i patrioti straccioni, ma prendere atto che siamo in un’economia integrata e non solo in Europa. Detto questo, nel caso di Telecom non mi pare il caso di afflusso di capitali stranieri finalizzati alla valorizzazione ed al rilancio. Posso essere un malpensante e mi auguro di essere smentito dai fatti.

Dopo questa operazione cosa resta dei dubbi del ministro Saccomanni che dice “gli italiani meritano di sapere?”
Il ministro forse voleva fare un’operazione verità su quelle voci scarsamente comprensibili della spesa pubblica. Ha ragione quando dice che occorre che l’elettorato italiano si pronunci su quale e quanto perimetro dell’azione pubblica vuole avere, ad esempio nella scuola o nella sanità. Nell’ottica di altre dismissioni di società controllate dal Tesoro, invece, ribadisco che il momento non mi sembra il più propizio. Proviamo a tentare dismissioni, ma non siano un Paese strutturalmente idoneo a favorirle in primis perché siamo ancora in profonda recessione, quindi il compratore di un’attività centrata su questo Paese ci pensa due volte. Secondariamente continuiamo ad avere enormi problemi burocratici per lo sviluppo di un’attività imprenditoriale.

twitter@FDepalo



×

Iscriviti alla newsletter