L’Agenzia che il Governo vuole costituire per la gestione del nuovo ciclo 2014-2020 di fondi comunitari nel Mezzogiorno, se da un lato si presenta come una struttura necessaria, dall’altro – proprio per rispondere al meglio alle specifiche finalità che le si vogliono attribuire – merita approfondimenti tecnici non eludibili.
Procedo per punti scusandomi per la schematicità:
1) l’Agenzia deve intervenire solo nel Mezzogiorno, o anche nel Nord – presso le Regioni che fruiscono di finanziamenti comunitari, sia pure in misura inferiore a quella delle Regioni meridionali? E può intervenire anche nei confronti dei Ministeri inadempienti e ritardatari nell’impiego di quei fondi, dal momento che per alcune misure riguardanti i Pon – Programmi operativi nazionali – si sono verificati gravi ritardi nel loro impiego da parte degli stessi Ministeri?
2) e nel Mezzogiorno deve intervenire nelle Regioni dell’Obiettivo convergenza o in tutte, anche in quelle cioè che risultano in phasing out?
3) inoltre che vuol dire intervenire? Operare con poteri sostitutivi nella ripartizione dei fondi e/o nel loro impiego? E per quali misure? Solo quelle del FESR che hanno le maggiori dotazioni, o anche in quelle del FSE e del FEOGA?
4) e se può intervenire sull’impiego delle risorse FESR, potrebbe farlo sia su quelle destinate ad infrastrutture e sia sulle altre destinate ad incentivi industriali?
5) e intervenire significherebbe sostituire operativamente le Regioni nella ripartizione delle risorse e nel loro impiego, anche se poi molti interventi delle Regioni medesime sono demandati a livello di progettazione, indizione delle gare d’appalto, aggiudicazione, direzione lavori e loro rendicontazione a vari soggetti beneficiari? E in caso di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato di soggetti che contestassero l’esito di gare d’appalto finanziate da Fondi comunitari, che poteri di intervento avrebbe l’Agenzia?
6) e intervenire non significherebbe poterlo fare con poteri sostituitivi ben definiti, già normativamente disponibili o da approvarsi ad hoc, e senza incorrere pertanto in ricorsi al Tar da parte dell’Ente che venisse sostituito?
7) e se si intervenisse in caso di inadempienza di un Ente locale, quando scatterebbe la dichiarazione di inadempienza e la relativa sostituzione? Quali sarebbero i parametri di definizione dell’inadempienza? Sarebbero parametri temporali? O quantitativi? O entrambi? Ovvero scatterebbero quando una determinata (ma molto elevata) quantità di risorse risultasse inutilizzata entro una scadenza certa da fissarsi in anticipo?
8) ma se si è accertato che – almeno in alcune Regioni – la velocità della spesa non è stata così celere come avrebbe potuto essere a causa del mancato cofinanziamento regionale per i vincoli del Patto di Stabilità interno, come potrebbe l’Agenzia intervenire su questa specifica strozzatura?
9) e poi se si deve intervenire con poteri sostitutivi, con quali risorse umane lo si dovrebbe fare? Da chi sarebbe composta la struttura operativa dell’Agenzia? Da quante unità? Con quali profili professionali? Da ingegneri, da esperti di diritto amministrativo e in legislazione in materia di appalti? E quanto costerebbe il funzionamento ordinario della nuova Agenzia? E il personale verrebbe dall’attuale Dipartimento per le politiche di Sviluppo e di Coesione. Ma esso ne possiede già oggi le qualifiche necessarie?
10) E l’Agenzia, a sua volta, a chi risponderebbe? Alla Presidenza del Consiglio, si afferma. Bene, ma direttamente al Presidente del Consiglio o al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio opportunamente delegato?
In realtà, non sono poche le domande che possono essere sollevate a chi propugna la costituzione dell’Agenzia, alle quali il Legislatore dovrebbe rispondere in maniera non elusiva se si vuole creare uno strumento realmente utile. Ma sin dall’inizio dovrebbero esservi per il suo funzionamento certezze di carattere normativo, economico e professionale.
Il contribuente, è appena il caso di ricordarlo, è spaventato dall’ipotesi che possa nascere un altro carrozzone quando, nonostante la spending review, non si riesce ancora a cancellare realmente tanti Enti inutili che – pur essendo stati dichiarati come tali negli anni – in realtà, come ha documentato il settimanale Panorama nel suo ultimo numero, restano ancora al loro posto.
E poi – in vista della costituzione della nuova Agenzia – non si dovrebbe almeno allargare la riflessione del Legislatore (magari con un’indagine conoscitiva specifica) sul funzionamento effettivo e sulla reale utilità di altre Agenzie o Istituti anche creditizi creati in passato per intervenire nel Sud come Invitalia – che oggi però ha allargato il suo perimetro ad altre aree del Paese – e la Banca del Mezzogiorno/Mediocredito centrale ?
Si faccia attenzione allora per evitare che uno strumento destinato in teoria a rispondere ad un’esigenza fondata nasca in fretta, male e diventi inutile ancor prima di partire.
Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia