La notizia non deve essere stata presa bene dalle parti di Poste Italiane. Perché, se il passo in avanti (milionario) dell’ad Massimo Sarmi avrebbe in origine dovuto far ridurre la forbice tra Alitalia e Air France, oggi stando a quanto scrive la stampa francese si starebbe verificando esattamente il fenomeno opposto.
Il quotidiano transalpino Les Echos arriva a ipotizzare un disimpegno di Air France-KLM nella compagnia di bandiera nostrana. Instillando dubbi sulla reale portata della direttrice imboccata: un ennesimo braccio di ferro col governo italiano e i soci tricolori (così come lo definisce sulla Stampa Luca Fornovo) o davvero un minore impegno in Alitalia a causa della crisi dei cieli?
Au revoir AF
In caso di disimpegno di Parigi, la quota francese potrebbe defluire dall’attuale 25% (che ne fa il primo azionista) a un più modesto 11%. Cosa comporterebbe? Che dopo aver espresso voto favorevole in occasione dell’assemblea sull’aumento di capitale, invertirebbero la rotta proprio nel momento più cruciale. Ovvero quando bisogna mettere mano al portafogli. E senza sottoscrivere più la propria quota di ricapitalizzazione.
Parigi silente
Nessun commento al momento trapela dal quartier generale di AF. Ma la partita potrebbe spostarsi a Bruxelles, a cui Palazzo Chigi non ha ancora inviato nessuna informazione sull’operazione con le Poste. Fonti del governo italiano commentano la notizia con un semplice “è un passo transitorio”. Ma Alitalia ha da pochissimo incassato 130 milioni di euro (da banche e soci), anche se proprio gli istituti di credito sono quelli che più di tutti si fanno vedere con il freno a mano tirato in bell’evidenza. Sintomo quantomeno di un certo scetticismo sull’affare.
Les Echos
Scrive il quotidiano francese: “In questo contesto in mancanza di un impegno preciso della compagnia guidata da Gabriele Del Torchio sulla ristrutturazione del debito, Parigi sembra decisa a diluirsi”. La prima conseguenza è che il 28 ottobre il gruppo franco-olandese non godrà più del proprio diritto di veto e quindi non potrà più opporsi all’ingresso di un investitore straniero. Ragion per cui a Parigi, aggiunge Les Echos, “sono persuasi che tutti gli operatori esteri potenzialmente interessati (Aeroflot, Etihad, Lufthansa o Air China) abbiano gettato la spugna”.
Solo tattica?
Altra chiave di lettura si trova alla voce tattica e strategia, con i francesi per nulla intenzionati ad abbandonare il tavolo della trattativa ma fermamente intenzionati a non condurre un’operazione al ribasso. Considerato che il passivo di Alitalia rappresenta di per sè già un preciso deterrente, vorrebbero altre e diverse garanzie. Come ad esempio una differente formula per la ristrutturazione del debito. Su cui in verità non potrà essere solo un’ipotesi meramente di contorno un nuovo piano industriale che preveda un significativo numero di esuberi.
Fassina su Poste
Il viceministro all’Economia (dimissionario “rientrato”) definisce l’operazione Poste, “un passo transitorio di una strategia industriale”. Si proclama favorevole all’intervento pubblico “per aziende che hanno un valore”. Poi lancia una stoccata agli inglesi che che con British Airways hanno sollevato il caso davanti alla Ue: “Guardino in casa propria, prima di fare i primi della classe”.