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Alitalia, le falle della pretenziosa Air France

Dieci giorni per versare 75 milioni. Air France (e non solo) è attesa da una scadenza precisa sul caso Alitalia. A partire da domani dovrà dare il nulla osta, in attesa del doppio appuntamento di oggi (cda e assemblea dei soci Alitalia), all’eventuale operazione di salvataggio della compagnia di bandiera italiana a cui il governo ha inteso aprire le porte al contributo di Poste Italiane. Ma Air France ha opposto delle ferree condizioni che hanno suscitato la reazione del ministro del trasporti Maurizo Lupi (“Se Parigi dice no cercheremo un altro partner internazionale”).

Condizioni
In primis la ristrutturazione del debito da 1,2 miliardi, anticamera di una strategia di netta discontinuità che solo il cda potrà avallare, al cui interno si ritrova la rinuncia alla pretesa
di sviluppare le rotte internazionali ed acquistare nuovi aerei. Infine un cambio al vertice della compagnia.

Stampa francese
La vulgata, sui quotidiani transalpini, è che il gruppo francese sarebbe propenso a salire al 50% di Alitalia, ma lo farebbe se riuscisse ad occupare la casella più prestigiosa nel futuro board: il timone operativo. L’obiettivo perseguito è da rtitrovarsi nella volontà di cucire addosso ad Alitalia il vestito della cosiddetta “compagnia satellite”, utile per spostare i passeggeri italiani a Parigi o ad Amsterdam. E da lì offrire il proprio vettore (Air France-KLM) per imbarcarli su voli internazionali. Un ruolo da “Cenerentola” che lo stesso ministro Lupi ha lasciato intendere di non gradire, ma nella consapevolezza che “una compagnia aerea che funzioni in Italia deve esserci, non c’è dubbio”.

Le falle francesi
Ma quali sono le reali condizioni di salute di Air France? Un cavaliere bianco con i conti in rosso, la definisce Luigi Grassia sulla Stampa, in considerazione del fatto che Air France è in perdita da sei anni ed è impegnata in un dimagrimento del proprio personale (settemila posti), con l’obiettivo di raggiungere il pareggio entro il 2014.

Doppio attacco
E’ quello teorizzato da Alfredo Roma, consulente dell’Ue per il trasporto aereo secondo cui AF deve vedersela da un lato con le low cost che nel breve raggio “hanno conquistato il 60% del mercato in Europa”, e sul lungo raggio dalle compagnie mediorientali Emirates, Etihad e Qatar che “fanno una concorrenza spietata”. Ragion per cui vede una “differenza fra le compagnie meglio gestite del Nord Europa e quelle latine: Air France, Alitalia, Iberia e le altre. E la Air France rientra nel secondo gruppo”.

AF vs Lufthansa
Ma il nodo è come mai talune rigidità all’interno della regolamentazione del mercato occupazionale siano svantaggiose per Air France e non, ad esempio, per Lufthansa. A cui offre una lettura dalle colonne della Stampa Gregory Alegi, docente di gestione della compagnie aeree alla Luiss Business School, secondo cui la differenza fra Air France e Lufthansa è minore di quanto sembri, in quanto “anche Lufthansa sta andando incontro a forti tensioni coi lavoratori, nel tentativo di introdurre regole che vanno a incidere in negativo sulle condizioni di lavoro, se non sulle buste paga”. E mette l’accento sul fatto che “l’integrazione tra Air France e Klm è molto relativa, alcune funzioni sono in comune ma molte altre restano duplicate e così si perdono molti dei vantaggi della fusione Af-Klm”. Insomma, le due compagnie “rimangono distinte”.

twitter@FDepalo


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