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Ecco le ultime mattane di Berlusconi su Forza Italia

Per decifrare i termini dello scontro che potrebbe consumarsi nel Pdl dopo l’ufficio di Presidenza di oggi è sufficiente riflettere sulle parole che Augusto Minzolini, ex direttore del tg1 e senatore azzurro, riserva all’ala governativa. “Innovatori? Attorno ad Alfano ci sono cimeli della prima Repubblica: Giovanardi, Formigoni, Colucci e Cicchitto“. E ancora, Quagliariello ha parlato del «giorno dello sciacallo». Minzolini aggiunge e osserva: “Farebbe meglio a tacere. Si sta per aprire la caccia e lui rischia di fare la fine non della colomba ma del tordo”. Se la caccia, così come la definisce l’ex retroscenista della Stampa sarà ufficialmente aperta dopo la riunione di oggi questo non è dato saperlo. La notizia sta nel fatto che Silvio Berlusconi vuol riprendersi il partito.

Ma quale?
Prima domanda: quale partito? Il Pdl? Forza Italia? Il centrodestra? La drammatica spaccatura interna ha subìto in queste ore una precisa accelerazione, forse parificabile ai giorni del voto di fiducia al governo Letta. Perché il cavaliere, complici i nuovi risvolti giudiziari e la convocazione d’urgenza da parte del Presidente della Repubblica dei “custodi” governativi, ha metabolizzato ormai definitivamente che la strategia da parte sua non può che essere quella immaginata prima della pausa estiva. Ritorno a Fi, incarichi azzerati.

Vittoria lealista
Detta così sembrerebbe senza se e senza ma una vittoria per i lealisti capeggiati da Raffaele Fitto, pronti alla resa de conti nell’ufficio di presidenza dove il rischio scissione è altissimo. Ma se da un lato i cosiddetti governativi si dicono pronti allo strappo, forti dell’approdo di stampo popolare (che toglierebbe le castagne dal fuoco anche dalle parti di Scelta civica) dall’altro un Angelino Alfano, un tantino impacciato ieri al vertice europeo del Ppe, ha ammesso che sarebbe una sconfitta per tutti.

Parlamentino
Nel parlamentino di Palazzo Grazioli, dunque, Berlusconi proverà ad imprimere uno dei suoi scatti: subito Forza Italia, nome, simbolo e adesione al Ppe. Questo l’ordine del giorno dell’ufficio di presidenza «ristretto», a cui prendono parte in 24. Ci saranno 19 «lealisti» e 5 «governativi». La prossima mossa sarà la riunione del Consiglio nazionale del Pdl, convocata il prossimo 8 dicembre che, nelle intenzioni, dovrà certificare il passaggio definitivo al nuovo contenitore politico.

Strategia
Non l’ha ammesso con i governativi fino a ieri, ma il cavaliere non ha dimenticato il “tradimento” di Alfano. Una costante nel Pdl, dove il segretario siciliano è andato ad ingrossare le fila dei dissidenti che in passato avevano messo in discussione leadership e direttrice di marcia di Berlusconi, andando via dalla casa delle libertà. Casini, Follini, Bossi, Fini, Meloni, La Russa: a cui si è aggiunto Angelino in occasione del voto di fiducia all’esecutivo di cui è vicepremier e ministro dell’interno. Berlusconi non dimentica, sussurra un falco ma è anche capace di perdonare, così come aggiunge un altro senatore appartenente ai cosiddetti mediani. Come dimostra il fatto, ammette, che quando è stata pubblicata l’intervista a Gianfranco Fini sul Corriere della Sera a firma di Aldo Cazzullo tre giorni fa, addirittura Gianni Letta avrebbe telefonato all’ex presidente della Camera.

Meta
Il dado è tratto e non dovrebbe essere indispensabile attendere il voto di oggi, dove la maggioranza è di stampo lealista, con i forzisti della prima ora in grado di dare il “la” alle procedure burocratiche per sancire il ritorno a Forza Italia (anche se restano i nodi economici). Galan, Fitto, Prestigiacomo, Scajola: tutti convinti che solo la rivoluzione liberale (promessa e mai realizzata) possa essere foriera di nuovi consensi. Anche se proprio il versante liberale nel Paese è quello che registra più pulsioni negli ultimi tempi: fondazioni, associazioni, nuovi movimenti. Ma alla fine non sarà, ragiona un vecchio dirigente democristiano, che il troppo traffico nell’area liberal, lascerà ampie praterie al centro?

twitter@FDepalo

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