“A breve sarà depositata una risoluzione a sostegno del governo Letta sottoscritta da alcuni senatori del Popolo della libertà e del gruppo Grandi autonomie e libertà”. È con queste parole che Paolo Naccarato, parlamentare calabrese eletto nell’alleanza tra Carroccio e movimento 3L di Giulio Tremonti, ha preannunciato nella convulsa giornata di mercoledì la presentazione del testo contenente le 25 adesioni di parlamentari del centro-destra all’esecutivo. Testo, di cui Naccarato era il primo firmatario, e che il responsabile delle riforme istituzionali Gaetano Quagliariello ha volutamente ostentato a favore dei teleobiettivi.
Per capire e approfondire gli scenari che si aprono con la vittoria dei fautori di un nuovo PDL a impronta popolare e governativa guidato da Angelino Alfano, Formiche.net ha sentito l’esponente autonomista, per anni consigliere e portavoce di Francesco Cossiga e al suo fianco nell’esperienza dell’UDR. Nel 2001 Naccarato è stato presidente della Commissione che ha redatto lo Statuto della Regione Calabria e nel 2006 sottosegretario per i rapporti con il Parlamento nel governo di Romano Prodi.
Qual è il valore dell’iniziativa dei “dissidenti” del centro-destra?
Se non vi fossero stati i 25 parlamentari coraggiosi e illuminati che hanno firmato la dichiarazione di fiducia al governo oggi ci saremmo trovati nel pieno di una crisi priva di sbocchi. Tutto ciò è stato certificato dal fatto che il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani, un minuto prima del voto si è alzato e ha chiesto di “aggiungere” la sua firma a tale risoluzione. Per cui, considerando i 4 encomiabili esponenti del Movimento Cinque Stelle, l’esecutivo poteva contare su 170 voti a favore: una maggioranza netta e ampia. È nato un fronte democratico e popolare per la Repubblica che stabilizza il futuro della legislatura almeno fino al 2015. Si è messo in moto un percorso politico impensabile fino a un mese fa, che può condurci alla fine di un’anomalia tutta italiana, se pur con trambusti e frenate.
Vi siete riuniti mercoledì sera con Angelino Alfano. Cosa avete deciso?
All’incontro eravamo oltre 70. Molti di più rispetto ai 50 parlamentari annunciati. La differenza l’hanno fatta 20 senatori che hanno aderito alla nostra proposta. Nessuna scelta ufficiale è stata assunta ma ora il governo può andare avanti senza rincorrere la dose giornaliera di minacce e aggressività che si susseguivano sulle agenzie di stampa.
Quali iniziative ritenete prioritarie per l’azione dell’esecutivo guidato da Enrico Letta?
Palazzo Chigi deve impegnarsi per una legge di stabilità fondata su misure come la riduzione del cuneo fiscale su imprese e lavoratori. Il Parlamento deve galoppare sulle riforme elettorali e istituzionali. Discutendo liberamente di tutto. Possiamo adottare alla lettera il modello tedesco, così come l’assetto di tipo francese, molto efficace nell’attuale fase storica di forze politiche evanescenti.
Pensate di creare una forza separata e autonoma rispetto al Pdl-Forza Italia o volete dare battaglia al suo interno per conquistarne la guida?
Restare nel Popolo della libertà per trasformarlo e governarne le strategie è legittimo. Ma in politica nulla avviene per il tocco della bacchetta magica e ogni evoluzione può avere infinite variabili. E le problematiche attinenti al tasso di democrazia interna, alle leadership più o meno gradite, alle linee politiche, riguardano tutti i partiti. Rilevo che la spaccatura nel centro-destra è evidente e fino a ieri non mi sembrava vi fossero i margini per ricomporla. Si contrappongono due sensibilità antitetiche, una responsabile e una altamente emotiva.
Non condivido la valutazione sulla sconfitta di Renzi, giovane di grande carisma e risorsa preziosa per il Pd. La vicenda della fiducia all’esecutivo gli fa un favore, poiché ne rallenta una corsa che poteva divenire precipitosa. Con il rischio di cadute altrettanto vorticose. Al primo cittadino di Firenze, che decidendo di appoggiare con convinzione il governo Letta ha capito la lezione, auguro di essere eletto segretario del Pd. Ruolo in cui avrà il tempo per affermarsi come uomo di Stato.
È calato l’ultimo sipario sulla parabola politica del Cavaliere?
Il Cavaliere è una personalità dalle mille risorse. Ma è fin troppo evidente che due giorni fa si è chiuso il suo ciclo: lui stesso è il primo a esserne consapevole. Malgrado l’amarezza dei prossimi giorni, l’ex premier dovrà ritagliarsi il tempo per riflettere sul futuro e sugli assetti del centro-destra italiano, di cui rimarrà un riferimento senza alcuna necessità di sposare cause estremiste.
Il voto di fiducia al governo ha segnato il trionfo dei democristiani?
In questi giorni ho detto ironicamente che una sorta di “piccola Gladio del movimento giovanile Dc” ha operato come un sol uomo, senza consultazioni e contemporaneamente, per mettere in sicurezza il paese. Se lo intendiamo come servizio spontaneo e generoso ha vinto la cultura democratico-cristiana. Ma il tentativo di ricostituire formazioni politiche del passato non è proponibile.
Mario Monti ha prefigurato “un governo che per un lungo periodo unisca i riformisti del centro-destra guidati da Angelino Alfano e i riformisti del centro-sinistra guidati da Enrico Letta”. È il vostro progetto o volete creare un rassemblement moderato alternativo ai progressisti in una competizione bipolare?
Nostro obiettivo è creare una realtà e una dinamica europea, caratterizzata da grandi culture politiche distinte e distanti, che si confrontano per il governo in una logica di alternanza ma che in caso di emergenza nazionale sono pronte ad allearsi. E vogliamo favorire tale evoluzione garantendo la democraticità dei partiti proclamata dall’articolo 49 della Costituzione.
Aspirate a un nuovo centrodestra moderato e popolare con un baricentro di ex Dc e una forte trazione cattolica. Rivendicate un orizzonte conservatore sui “temi eticamente sensibili” rispetto a un’inclinazione “laicista e libertaria” prevalente tra i “falchi” della nuova Forza Italia?
Senza dubbio. Ma non vogliamo incarnare soltanto la tradizione cattolica, bensì aggregarla con i filoni riformista e liberale, alternativi a quello socialista. Culture che devono trovare una nuova sintesi, mai facile.
Alfano ha il profilo giusto per esserne il leader?
Angelino ha rivelato doti di coraggio confermando di non essere né un dissidente e tanto meno un traditore. Possiede le qualità per poter diventare capo di un moderno contenitore moderato di tipo europeo. Ma dipende solo da lui e dalle decisioni che assumerà dopo il gesto di ieri.