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Chi sono i favoriti per il Premio Nobel per l’Economia 2013

Chi vincerà quest’anno l’atteso premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel che verrà assegnato oggi? Come al solito fare previsioni può risultare un esercizio difficile, ma il Wall Street Journal ha provato a restringere la cerchia dei papabili, concentrandosi su nomi noti e astri nascenti dell’economia mondiale.

CRISI FINANZIARIA
Se il premio andasse a un lavoro riguardante crisi finanziaria, banche, liquidità e regolamentazione, tra i favoriti spiccano Douglas Diamond della Booth School of Business dell’Università di Chicago e Philip Dybvig, della Olin School of Business della Washington University, St. Louis. Altri nomi meno quotati in questo campo sono Jean Tirole della Scuola di Economia di Tolosa; Bengt Holstrom, del Massachusetts Institute of Technology; Oliver Hart dell’Università di Harvard; Gary Gorton, della Yale School of Management, David Kreps della Stanford Business School e Paul R. Milgrom dell’Università di Stanford. Tra le possibili sorprese figurano i due giovani laureati Alvin Roth e Lloyd Shapley.

ECONOMETRIA
Alcuni osservatori credono che il 2013 possa essere l’anno di un premio per un lavoro di econometria – l’applicazione di matematica e statistica ai dati economici, dal momento che l’ultima assegnazione in questo campo risale a 10 anni fa a Robert Engle e Clive Granger. Se ciò fosse vero, in prima fila ci sarebbero Lars Peter Hansen dell’Università di Chicago, autore di uno strumento econometrico ampiamente usato, il Generalized Method of Moments, Jerry Hausman del MIT e Robert Shiller di Yale. In seconda linea Richard Thaler della Booth.

CRESCITA ECONOMICA
Se a prevalere fosse il tema della crescita economica, molti considerano d’obbligo premiare Paul Romer della Stern School of Business dell’Università di New York e Robert Barro di Harvard, autori di due lavori rispettivamente su l’importanza degli investimenti in capitale umano, ricerca e innovazione e la dimostrazione di come negli Usa le aree povere si espandano a maggior velocità rispetto a quelle ricche. Tra gli outsider, Philippe Aghion di Harvard, Peter Howitt e Angus Deaton di Princeton.

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