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Ecco chi sono tutti i renziani che hanno abbandonato Renzi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Franco Adriano apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

L’ha praticato per vent’anni Silvio Berlusconi. L’ha imparato subito Beppe Grillo sfruttando – che è una meraviglia – il popolo della rete. Non fa eccezione Matteo Renzi, segretario in pectore del Pd, interprete di una leadership moderna che usa il meglio delle persone che incontra, finché servono.

Si tratta di un metodo già collaudato dal sindaco di Firenze, che ancor prima di giungere al vertice della piramide, ha già lasciato rotolare giù una bella sfilza di teste. Tutti accantonati dopo essere stati utilizzati; comunque costretti a cercare fortuna altrove o con qualcun altro. Il sottosegretario agli Esteri, Lapo Pistelli, è il prototipo di questo modo di intendere la leadership che sembra dar ragione al suo propugnatore. Buon ultimo, infatti, il fiorentino Pistelli è stato annoverato tra i sostenitori di Renzi al congresso Pd. Non era scontato.

Quanto dev’essergli bruciata la sconfitta alle primarie del Comune di Firenze del 2009 (in cui era candidato anche Michele Ventura per la corrente Pci-Pds-Ds-Pd che a buon ragione può essere considerato il primo rottamato). Fino ad allora si poteva dire che il capo di Renzi fosse proprio Pistelli. Entrambi un po’ appassiti nella Margherita (tra i renziani ante litteram c’era anche l’ex tesoriere Luigi Lusi), dopo l’esordio nel Ppi, Pistelli lo aveva portato con sé a Montecitorio in qualità di assistente e poi aveva forzato la candidatura alla presidenza della provincia di Firenze nel 2004 (il presidente uscente aveva concluso un solo mandato). Pistelli faceva parte dell’incredibile nidiata di dirigenti politici (praticamente mezzo governo Letta: dal premier a Angelino Alfano passando per Dario Franceschini, Maurizio Lupi e Giampiero D’Alia) che nacque dalle macerie della Dc nel congresso del movimento giovanile del 1992. Tuttavia, sul proscenio nazionale Renzi non è l’unica giovane promessa del Pd.ù

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