Una delle ragioni dell’importanza dell’Italia agli occhi degli Stati Uniti è nascosta nei fondali del Mediterraneo, dove transita la rete di oltre 130mila chilometri di cavi di fibra ottica che approdano in Sicilia.
UNA PORTA SUL MONDO ARABO
Da quei cavi passa il 100% delle telecomunicazioni non satellitari che escono da una delle aree strategicamente più delicate al mondo, Medio Oriente e mondo arabo. Qualsiasi e-mail, tabulato telefonico, chiamate in voce attraverso internet provider, “nuvole” per l’archiviazione dati di massa, video digitale che dal MO si dirama verso il mondo occidentale arriva o passa di lì.
IL FIVE EYES NETWORK
Ed è attraverso il controllo di snodi come quello di Palermo che – come hanno documentato le rivelazioni di Edward Snowden e scrive oggi Carlo Bonini su Repubblica – che l’americana National Security Agency (Nsa), l’inglese Government Communications Headquarters (Gchq) e i loro alleati australiani, canadesi e neozelandesi (la cosiddetta “five eyes network”,la rete dei cinque occhi) hanno frugato per anni nei “metadati” degli “amici europei” esattamente come in quelli dei regimi canaglia.
UNO SNODO CRUCIALE
E l’Italia, di 26 dorsali sottomarine (illustrate in modo interattivo sul sito open-source www.submarinecablemap.com), è uno snodo cruciale.
Di queste, almeno quattro – indicate con gli acronimi FEA (Flag Europe Asia), SeameWe-3, SeameWe4, Columbus III – “annodano l’Europa settentrionale agli Stati Uniti, ai Paesi che affacciano sul Mediterraneo, fino all’Oriente e, in un caso, a Perth, Australia“.
Due di queste reti transcontinentali – continua Bonini – “attraversano la Manica e transitano per la Cornovaglia. Una ha origine in Germania. Un’altra a Marsiglia. In un network che, non a caso, incrocia i Paesi europei oggi al centro del Datagate. E che, appunto, ne conferma il cruciale valore di intelligence“. I cavi sono gestiti da consorzi mondiali di società private di telecomunicazione “in cui sono presenti operatori inglesi e americani (da Verizon a At&T)“. Obbligati dalle loro leggi nazionali a cedere alle richieste della Nsa (con Prism) o del Gchq (con Tempora), che non sempre, come emerge dalla rivelazioni di Snowden e dell’ex capo dell’intelligence di Parigi, Bernard Squarcini, ne hanno fatto uso a soli fini anti-terroristici.
IL RUOLO DELL’ITALIA
Perché, nonostante il ruolo quasi indispensabile del nostro Paese per rendere possibile il programma dell’Nsa che processa semanticamente il traffico intercettato, come ha raccontato all’Espresso Glenn Greenwald, il giornalista americano che ha raccolto per il Guardian le rivelazioni di Snowden e custodisce i suoi segreti non ancora svelati, l’Italia e il suo governo – nonostante le rassicurazioni – sarebbero stati spiati “esattamente come quelli francese e tedesco“.
Eppure c’è chi è pronto a giurare – come riporta Claudio Gatti sul Sole 24 ore – che, proprio grazie allo snodo di Palermo l’Italia sia, tra gli amici degli Usa, “nel cerchio immediatamente successivo” a quello del Five Eyes Network. “Davanti a Francia e Germania“. Lo stesso snodo dove giunge la rete di cavi, controllata da Telecom Sparkle. Un asset strategico che qualcuno, non più di un mese fa, voleva cedere in mani straniere.