Continua il “braccio di ferro” sul terreno dei diritti audiovisivi del calcio della serie A. Dopo lo strappo delle cosiddette “sette sorelle” guidate da Juventus ed Inter, ed una serie di colpi sotto la cintura (anche al limite del buongusto), si procede, almeno per il momento, sul piano tecnico (in attesa della prossima assemblea di Lega attesa per il prossimo 7 ottobre). A scendere in pista, per prima, è stata la corazzata SKY, scatenando commenti forti nel mercato degli addetti ai lavori.
Il gruppo tv di proprietà del magnate australiano Murdoch ha lanciato una sfida un pò pericolosa: ovvero quella della proposta di una “esclusiva”.
Tra l’altro, la stessa SKY, in un suo report, sottolinea come il calo degli abbonamenti della piattaforma pay-tv sia legato dalla presenza di un competitor (Mediaset), che toglierebbe spazi e abbonati per crescere ulteriormente sul mercato.
Un principio estremamente pericoloso se passasse, perchè è come se si affermasse che un mercato, quello dei diritti audiovisivi del calcio, per crescere ha bisogno di un monopolista (SKY) o, in un’ultima analisi, dell’uscita forzosa del concorrente diretto (Mediaset).
Discorsi non da “mercato libero”, che, stranamente non sono stati, da alcuna testata, approfonditi, anzi è avvenuto l’esatto contrario. Un aspetto anche questo da approfondire in successivi editoriali, nei prossimi giorni, per spiegarne soprattutto le ragioni di questo singolare “oblio mediatico”.
Ma torniamo alla realtà. Il calo di profitti e abbonati, secondo SKY, sarebbe configurabile come l'”anomalia Italia”; nella realtà i pacchetti Sky sono da sempre i più cari del mercato a livello di prezzo. In questo momento, per crescere l’importante gruppo tv internazionale cosa ha tirato fuori a livello marketing? Proporre al telefono (come è successo al sottoscritto possessore di un multivision) una seconda carta agganciata alla stessa anagrafica. Un’operazione inutile, edulcorata solo dall’opportunità di utilizzare la stessa carta nella casa al mare o in montagna. Un pò poco a dire il vero per crescere in un mercato colpito dalla crisi.
Praticamente l’unica piattaforma pay è trasformare l’abbonato in una sorta di “doppio-abbonato”. Se quindi in Italia SKY non cresce come vorrebbe non è colpa di Mediaset o di Infront, o di un duopolio soffocante, ma magari per l’incapacità di saper leggere le rinnovate esigenze degli abbonati (presenti e futuri), che sono stritolati dalle tenaglie della crisi e vedono nel prodotto calcio (non solo di SKY), sì un momento di svago, ma non sinceramente un bisogno prettamente primario.
SKY, pertanto, lavori di più sul prodotto e sul rapporto con la propria clientela e non guardi in casa d’altri (Mediaset), perchè un “libero mercato” è alla base dello sviluppo di qualsiasi settore economico, incluso quello del calcio. Spero che il tema dell’esclusiva di SKY ripresa dai principali quotidiani sia stata solo una “provocazione” dettata più dalla fretta e dalla frustrazione di una mancata crescita sul mercato tricolore, che da una ragionata strategia.
Non si può, e lo sottolineo, chiedere ad un concorrente diretto (Mediaset) di sparire, perché al di là delle possibili (tutte però da dimostrare con i fatti) offerte stellari/migliorative rispetto all’attuale assetto, c’è (forse) il rispetto anche della pluralità dell’informazione.
Anche il calcio ha bisogno di più “voci” e quello che mi auguro è che queste voci possano crescere piuttosto che ridursi, per non parlare poi dei rischi per l’utente finale, che si troverebbe di fronte ad un’offerta telecomandata e soprattutto non gestibile a livello di prezzo, perchè esisterebbe solo quello imposto da SKY.
Questo, cari lettori di Sporteconomy, è mai possibile in un libero mercato? Crediamo sinceramente di no e non ci meraviglieremmo, s(e, per caso, dovesse passare una linea monopolista come quella di SKY), che si scatenino, un minuto dopo, sul colosso tv straniero, gli strali dei principali comitati a difesa dei diritti dei consumatori, perchè, in questa fase della storia del nostro Paese, il prezzo non è più solo forma, ma anche sostanza, nel portafoglio degli utenti finali.