Il gioco delle alleanze universitarie per difendere il buon nome e le tasche degli atenei del Sud contro quelli privilegiati del Nord vede schierate in prima linea Puglia e Sardegna. Nel mirino il ministro Maria Chiara Carrozza che, con la pubblicazione sul sito del Miur del Decreto Ministeriale sulla ripartizione dei punti organico 2013 approvato il 17 ottobre scorso, ha fatto scoccare la scintilla. A riportare la pace ci prova la Crui, la conferenza dei rettori, che con il presidente Stefano Paleari invita a guardare avanti: “L’anno prossimo per la prima volta non ci saranno i tagli e il turn over potrà salire al 50 per cento dandoci un po’ di fiato in più”, spiega al Corriere della Sera in un articolo di Gianna Fregonara.
Il nodo del contendere
Tagli alle università firmate Giulio Tremonti (2009) e Spending review targate Mario Monti (2012) avevano già contribuito al malessere generale di una istituzione da anni in affanno. E proprio in questo contesto oggi i rettori si trovano a fare i conti con le assunzioni.
Le Università italiane quest’anno rimpiazzeranno 2.300 professori andati in pensione con poco più di 400 assunti. I fortunati che si spartiranno la pur misera torta saranno stabiliti da una graduatoria calcolata sui bilanci dei singoli atenei. Tenendo conto che tutti dovranno comunque ridurre gli organici, punti, classifiche e bilanci hanno scatenato le gelosie e l’ira di alcuni atenei. La strada percorsa è stata definita come una “Robin-Hood” al contrario: “Ha tolto punti organico derivanti dai pensionamenti di alcuni atenei (generalmente, ma non sempre, quelli del Centro-Sud) per concederli ad altri (generalmente, ma non sempre, quelli del Nord) – si legge nell’analisi pubblica su Roars” da Beniamino Cappelletti Montano.
Con l’entrata in vigore della spending review di Monti i pensionamenti infatti non vengono più calcolati per singolo ateneo ma confluiscono in un’unica banca dati. I punti sono calcolati in base a un indice (Isef) che tiene conto dell’indebitamento, delle spese per il personale e delle tasse studentesche. Il risultato è che alcuni atenei guadagnano punti extra mentre altri se ne vedono sottrarre. I primi possono assumere di più e i secondi devono invece rinunciare ai nuovi contratti.
Favorevoli
L’Università di Padova, che non è tra le migliori per il bilancio, non si lamenta: “Abbiamo dovuto contrarre dei mutui sempre nei limiti imposti – puntualizza al Corriere della Sera il rettore Giuseppe Zaccaria – perché non abbiamo ricevuto abbastanza fondi, ma la mia politica è rimboccarsi le maniche”. E per Zaccaria lo stesso dovrebbero fare in Meridione: “Gli atenei del Sud negli ultimi anni hanno avuto un piano speciale di aiuti con oltre 1,8 miliardi stanziati. Certo che i vincoli della spending review sono pesanti ma bisogna che tutti compreso il Sud facciano una politica di assunzioni saggia”.
Contrari
Il grido dell’ingiustizia si è levato per prima in Puglia dove da giorni si piange già la morte delle Università. Dalle colonne di Repubblica a quelle del Corriere il rettore di Foggia, Giuliano Volpe, parla di “strategia lucida e diabolica per far chiudere le università del Sud”. A lui si accoda il rettore dell’Aldo Moro di Bari, Corrado Petrocelli che teme la suddivisione in atenei di serie A e B: “Si sta creando una torta con i fondi di tutte le università italiane ma a prenderli sono solo alcune”, ha detto in un’intervista a La Stampa.
A studiare le contromosse per riaprire la classifica insieme ai colleghi di Bari e Foggia è Attilio Mastino rettore dell’Università di Sassari. Per lui non è solo questione di cifre (invece di poter assumere 4 persone ha diritto a 1,5 nuovi professori) ma una questione di principio: “Ho fatto un grande risanamento e la mia università è leggermente fuori dai parametri perché mentre io risanavo ci tagliavano i fondi”, dice al Corriere.
Terzisti
Non sempre gridare al complotto è la strada giusta. Massimo Marrelli, rettore dell’Università che ha subito la più alta perdita in termini assoluti (-18,83 punti organico), la “Federico II” di Napoli in un articolo pubblicato sul Mattino di Napoli spiega che gettare sospetti su meccanismi che lui stesso ritiene imperfetti ma che non non discendono dalla volontà di favorire alcuni a scapito di altri non sia il modo più opportuno di mettere sul tavolo il problema.
E il ministro?
La battaglia giuridica delle varie Università verte su un punto preciso: il testo del decreto ministeriale ‘Punti Organico 2012’ al fine di evitare gli squilibri che si sono verificati quest’anno prevedeva un tetto massimo alla percentuale di punti organico aggiuntivi che quest’anno non è stato preso in considerazione.
“Il governo Monti preferì non inserire una soglia per le penalizzazioni”, si è difesa Carrozza in una nota di spiegazione. Irritata dalle critiche che gridano al complotto aggiunge: “Smettiamola di dire che gli atenei del Sud hanno avuto meno risorse. Ci sono atenei che hanno fatto un ottimo risanamento, che su ricerca e reclutamento hanno puntato tutto sulla qualità, ma ce ne sono altri che hanno lavorato meno bene e non possono pretendere la stessa attenzione”.
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