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L’assassinio della metafora

Il climax   del Movimento 5 Stelle sta raggiungendo vette comunicative che superano di gran lunga il tetto di Montecitorio.  Dopo aver ucciso la grammatica, l’ortografia, la buona educazione e il galateo costituzionale, gli adepti della setta devota al Sacro Blog hanno puntato l’artiglieria direttamente al cuore della narrazione, mirando alla distruzione di ciò che di più ricco può esserci nel modo di raccontare il mondo, vale a dire alla retorica e alle figure che ne fanno parte.
In verità Grillo non è il primo a provarci e a riuscirci, ma fossimo in lui non saremmo felici di scoprire che l’unico antesignano, al momento, risponde al nome di Adolf Hitler.

L’assassinio della metafora è descritto con luttuosa e brillante precisione in un libro di Karl Kraus, pubblicato in tedesco negli anni Trenta e solo molto più tardi tradotto in italiano. Nel volume, La terza notte di Valpurga, si osserva che dopo le imprese della camicie brune, è diventato impossibile utilizzare l’espressione: “spargere sale sulle ferite”.  Perché quei gentiluomini, dopo aver bastonato e accoltellato gli oppositori, completavano la pratica spargendo in senso proprio il sale sulle piaghe dei malcapitati.
Non si può più, osserva Kraus, utilizzare quell’espressione metaforica da quando questa  ha preso vita propria.

Allo stesso modo, come si potrà usare in senso figurato la frase “i partiti assaltano la Rai”, dopo che un partito e il suo capo hanno materialmente assediato Viale Mazzini pretendendo di salire e quasi insediarsi nell’ufficio del Direttore Generale?  D’altra parte, mai si era visto un presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai esigere di comparire in televisione non per illustrare l’attività dell’organismo di garanzia ma per proporre uno sgrammaticato comizio sulle virtù pentastellate.

L’assalto alla Rai c’è già stato. Esponendosi al linguaggio denotativo, il fatto si sottrae definitivamente al mondo della connotazione e della metafora.

Kraus rivelava  di aver ricevuto dagli amici numerose pressioni per scrivere un libro sul nazismo.
La sua risposta, famosa e famigerata, fu:  “Hitler non mi fa venire in mente nulla”.  Non era vero, perché proprio in quegli anni scriveva  il volume che nel titolo si riferisce alla Notti di Valpurga del Faust di Goethe.
Ma se si intende quel  “non mi fa venire in mente niente” significa che Hitler non arricchisce il pensiero, ma lo mortifica non foss’altro che per l’assassinio della metafora. E se questo si intende, allora si comprende il senso di una risposta altrimenti indecifrabile.  Oggi,  il ripetersi del crimine a opera di un invasato barbuto e del suo clan non può che, doverosamente, ispirare la stessa replica:  non ci fanno venire in mente nulla.

 

 

 

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