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L’Italia e le politiche strategiche per il Mediterraneo

Era nell’ottobre 1990 che l’Italia era in prima fila per promuovere due iniziative volte ad avviare un processo di cooperazione politica e regionale, l’una per l’insieme del Mediterraneo e l’altra per il suo quadrante occidentale. I Ministri degli esteri italiano e spagnolo lanciavano un’iniziativa congiunta per il progetto di Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel mediterraneo (CSCM) che avrebbe dovuto associare le grandi aree che si affacciano sul bacino. Si trattava della più importante iniziativa strategica italiana nel mondo post-bipolare, fondata sull’idea che la sicurezza nel Mediterraneo risiedesse non più in questioni semplicemente militari quanto in più articolati fattori socio-economici e culturali. Lo stesso approccio olistico alla sicurezza, un bene comune indivisibile, che ricalcava il processo di Helsinki degli anni ’70.

Sono trascorsi 23 anni da allora. Il quadro geopolitico globale è mutato aprendo, anche recentemente, inaspettati spiragli di cooperazione tra Russia e USA (ad esempio in Siria). L’Europa si è strutturata in un’Unione che tra allargamenti e politiche di vicinato ha coinvolto molti dei territori dell’area mediterranea. D’altra parte, però, è sopravvissuto ancora un approccio culturale militare che fonda le prospettive geopolitiche e strategiche su principi di alterità, minaccia, e interventi (oggi denominati “umanitari”). La gestione delle ‘primavere arabe’, delle migrazioni e dei richiedenti asilo, con le sue tragiche conseguenze umane, lo testimoniano.

Tuttavia, è in questo lento processo pluridecennale, tra ostacoli e rinvii, che si colloca l’iniziativa dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), sostenuta dall’Italia, per lo sviluppo di un nuovo contesto per la cooperazione regionale nel Mediterraneo.

Il primo passo è stato compiuto nel maggio 2012 a Roma dove si è svolta la conferenza internazionale che ha voluto promuovere una riflessione più ampia sull’efficacia delle politiche mediterranee esistenti (in ambito UE e non solo), nonché su possibili scenari evolutivi, partendo anche dall’esperienza del “Processo di Helsinki” e della CSCE come modello di riferimento. L’articolazione del convegno ha permesso di approfondire sia il ruolo dell’OSCE sia il quadro più ampio della cooperazione nel Mediterraneo, mettendo attorno al tavolo rappresentanti OSCE (incluso il Segretario Generale) e di altre importanti istituzioni coinvolte nel dialogo tra le due sponde (UE, GCC), unitamente ad una folta e altamente qualificata presenza di esperti provenienti dai principali think tank statunitensi ed europei, oltre che dall’area mediterraneo-mediorientale. L’Italia ha fortemente insistito, tramite il Ministro degli esteri, sulla necessità di sviluppo del capitale umano, del sostegno al ciclo elettorale, del controllo democratico delle forze armate e di polizia, delle attività di capacity building nel settore giudiziario, della tutela delle minoranze religiose e del coinvolgimento della società civile nelle scelte politiche. L’Italia ha proposto di creare, insieme all’OSCE, un Centro collegato a think tank, società civile e mondo accademico che diffonda i valori dell’organizzazione e sappia dialogare con i paesi partner del Mediterraneo al fine di elaborare nuove iniziative nell’area.

Grazie anche all’impegno del Segretario Generale, Ambasciatore Lamberto Zannier, questa proposta ha incontrato un ampio favore tra le 58 delegazioni nazionali dell’OSCE ed entro la fine del 2013 vedrà l’inizio della sua realizzazione. In questi giorni l’OSCE dovrebbe finalizzare le procedure per creare il nucleo di un futuro segretariato che avvii un processo graduale e un approccio dal basso verso l’alto che prepari il terreno ad una iniziativa più strutturata. Convocare una Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione nel Mediterraneo (CSCM) appare ancora prematura, ma tutti gli stati membri sono ben coscienti del valore aggiunto che l’OSCE può portare ai processi di transizione nel Mediterraneo.

Il prossimo 14 ottobre, sarà in visita a Roma il Segretario Generale dell’OSCE che parteciperà ad una conferenza organizzata dalla SIOI sul tema “Sicurezza e Democrazia, la risposta dell’OSCE alle sfide del 21esimo secolo”.

L’Italia era ed è ancora attiva, in prima fila, sulle politiche strategiche per il Mediterraneo! La convinzione è che, allora come adesso, per dare una risposta a tutte queste sfide comuni non ci si può basare su un approccio esclusivamente bilaterale: bisognerebbe piuttosto reinventare una cornice all’interno della quale impostare nuove modalità di dialogo che coinvolgano il maggior numero di paesi e organizzazioni nei settori economico, culturale e di sostegno alle istituzioni democratiche, rafforzando al contempo il ruolo della società civile.



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