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Meloni, Storace, Menia. Aiuto, mi si sono allargate le destre…

Gianni Alemanno e Gianfranco Fini

Quante destre ci sono in Italia? All’indomani delle scorse elezioni politiche qualcuno contò addirittura nove, tra sigle, partiti, partitini, movimenti e iniziative più o meno credibili, annoverate nello spazio a droit dell’arco costituzionale.

Erano i giorni della novità rappresentata dall’exploit di Beppe Grillo, che aveva partorito un Parlamento tripolarizzato, con tre realtà praticamente appaiate a quota un terzo dei consensi come Pdl, Pd e M5S.

Poi venne il tempo delle analisi, dei mea culpa, dei primi approcci e dei dibattiti estivi di Orvieto, Mirabello, Atreju che hanno sancito, almeno in parte, la consapevolezza che divisi non si hanno poi grosse chanches di contare e di contarsi. Ecco nascere quindi da un lato attorno a Fratelli d’Italia, la formazione destroliberale di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa l’Officina per l’Italia, caratterizzata da voglie da primi della classe; e dall’altro attorno ad altri destrosi come La Destra di Storace, il Fli di Roberto Menia e l’Io Sud di Adriana Poli Bortone l’idea di una destra pura, moderna e movimentista. I primi, come ha annunciato lo stesso La Russa presentando l’Officina, sono aperti a tutti (sono considerati vicini Giulio Tremonti, Magdi Cristiano Allam e Marcello Pera). Ma nei fatti qualcuno dice il contrario, accusandoli di settarismo.

Il caso Alemanno
Con la scelta dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno di abbandonare il Pdl e aderire all’Officina quindi (si dice che in tasca abbia già la candidatura alle europee come capolista), ecco che si distendono plasticamente due destre che si confronteranno inevitabilmente. Chi vincerà? Intanto domenica prossima Alemanno (indagato nell’ambito del caso Atac) riunisce i suoi in una manifestazione romana al cinema Adriano per dare “un grande segnale di rinnovamento e di speranza nel centrodestra”. Da tempo l’ex ministro dell’Agricoltura ha battezzato il movimento Prima l’Italia per contribuire a “costruire una nuova grande alleanza, nazionale e popolare, per salvare l’Italia”. Ma la vulgata che circola con insistenza tra gli alemanniani (orfani, secondo alcune indiscrezioni, di pezzi elettoralmente da novanta come Biava e Piso) è che alla fine tutto il Pdl o quasi si è schierato con Enrico Letta. Per cui “il dramma a cui abbiamo assistito in queste ore è frutto della mancanza di metodo nel dibattito interno e nelle decisioni prese dal Pdl”, facendo un “un regalo politico alla sinistra”. Ed ecco la stoccata: “Questo dimostra ancora una volta che è necessario organizzare un nuovo centrodestra articolato su più partiti: solo così riusciremo a creare un’unità fondata sul rispetto di tutte le anime del nostro schieramento e su un metodo decisionale trasparente e partecipativo”.

Una nuova grande alleanza nazionale e popolare?
“Scongeliamo il simbolo di An” è lo slogan apparso nei giorni scorsi per le strade della Capitale. Ma il punto non è solo questo. Perché allora non riunificare anche altri esponenti di quella destra come appunto Storace, Menia e Poli Bortone? Questi ultimi, forse insospettiti (o infastiditi) dai troppi rinvii dei meloniani/rampelliani, hanno deciso di farsi la propria convention per unire “le diverse anime della destra italiana, oggi divise, per ridare rappresentanza unitaria e vincente a quel vasto spicchio di popolo ed elettorato che si ritrova nei valori nazionali, sociali, popolari e patriottici”, sottolinea Roberto Menia. E il 9 novembre a Roma verrà ufficializzato questo patto che vede fin d’ora concordi La Destra, Futuro e Libertà, Io sud, Fiamma Tricolore, oltre a circoli e comitati d’area.

Menia dixit
“Il nostro punto di partenza – osserva l’ex sottosegretario all’Ambiente – si fonda sul manifesto politico programmatico lanciato nello scorso mese di luglio dagli intellettuali della destra, e richiama nello spirito e nel simbolo ad Alleanza Nazionale come terreno comune e unificante da cui ripartire, con l’obiettivo dichiarato di riunire in un unico soggetto tutti i segmenti della destra italiana; è un’iniziativa dunque che va a sommarsi e non a coincidere con l’Officina di Fratelli d’Italia”. Alla manifestazione del 9 novembre a Roma, oltre al reggente di Fli saranno presenti Francesco Storace (La Destra), Adriana Poli Bortone (Io sud), Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore), Roberto Buonasorte (Il Giornale d’Italia), Domenico Nania (Nuova Alleanza), Antonio Buonfiglio (“Scongeliamo il simbolo An”), Salvatore Tatarella (Associazione Pinuccio Tatarella), Oreste Tofani (Next AN).

Sintesi
Il nodo resta sempre quello dei numeri. Fratelli d’Italia è dato da tutti i sondaggi al 2%, con l’aggiunta di Storace e Menia potrebbe arrivare al 3%, ma difficilmente al 4% ovvero la soglia minima. Ragion per cui alcuni analisti iniziano a dubitare della reale bontà dell’operazione perché, riflettono, se Fdi non ha guadagnato granché adesso che il Pdl ha accusato una flessione, significa che l’appeal a droit almeno in Italia non c’è. E non con queste facce. A meno che qualcuno riesca a replicare il colpo da biliardo di Marine Le Pen in Francia. Ma quella, per ora, è un’altra storia. E un vecchio dirigente missino, che è stato presente a tutte le svolte da prima di Fiuggi sino all’esplosione del 2012, lo dice chiaramente: “Giorgia non è proprio come Marine”.

twitter@FDepalo


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